MailUp, nuove risorse e nuovi obiettivi per il colosso delle mail

Intervista all’amministratore delegato Nazzareno Gorni



14 Feb 2018 - 11:15

Ci sono piccole e medie imprese italiane che riescono a farsi notare nel mondo grazie allo sviluppo di tecnologie proprie e alla capacità di competere su scala globale nel proprio settore. E’ il caso di MailUp, una società nata a Cremona nel 2002 dall’idea di cinque amici con appena 15 mila euro di capitale sociale e oggi in grado di fatturare oltre 13 milioni di euro (+29%) soltanto nel primo semestre del 2017. MailUp fornisce servizi di mailing e invio di SMS fra aziende e fra le aziende e i propri clienti e opera ormai in diversi mercati esteri, dalla Danimarca alla Spagna, dal Sudamerica agli Stati Uniti.
“Attualmente il nostro gruppo invia fra i 15 e i 20 miliardi di email l’anno e fra i 300 e i 400 milioni di SMS”, spiega Nazzareno Gorni, amministratore delegato e azionista di MailUp.

Come siete arrivati a questi risultati e come è avvenuto l’incontro con il mercato?

“La nostra storia è cominciata nel 2002 con la creazione di una società che inizialmente faceva un po’ di tutto: e-commerce, trasferimento di grandi file, siti internet. Presto capimmo che dovevamo focalizzarci su un business specifico. Nel 2004 nacque il progetto MailUp, un servizio “cloud” (detto anche SaaS, cioè software-as-a-service) venduto e erogato on-line alle aziende che vogliono migliorare la qualità e l’efficacia della propria comunicazione via email. Questa attività divenne rapidamente il nostro core business. Comprammo nel 2010 Network Srl che ci fornì servizi chiave e raggiungemmo i circa 2.500 clienti l’anno successivo. Era l’epoca in cui le imprese passavano dalla carta al digitale e abbiamo seguito un po’ il mercato, con un certo successo. Nel nostro settore infatti siamo diventati i primi in Italia e abbiamo così iniziato a guardare ai mercati internazionali, accorgendoci che ci occorrevano nuovi capitali se volevamo accelerare l’espansione”.

Cosa è successo? Come avete scelto la quotazione su AIM Italia?

“Nel 2013 ci hanno contattato un paio di venture capital, ma ci siamo resi conto che il loro approccio era più adatto ad una startup, non a una società che già stava dimostrando grossa crescita e capacità di generare cassa. Abbiamo così iniziato ad esplorare l’AIM e nel giro di sei mesi ci siamo quotati: è stato sfidante, ma avevamo già una certa dimestichezza con l’informazione finanziaria, anche per la natura del nostro business. Noi cinque soci fondatori abbiamo fatto squadra dividendoci i compiti e siamo riusciti così a debuttare in Borsa a fine luglio del 2014”.

In quell’occasione avete raccolto 3 milioni di euro: cosa ci avete fatto?

“Abbiamo puntato sulla crescita organica e per linee esterne, rilevando tre società in poco tempo: la spagnola Acumbamail, che ci consente l’accesso al mercato spagnolo e al Sudamerica; la danese Globase, uno dei maggiori operatori dell’email marketing nei paesi nordici, e Agile Telecom, un operatore di telecomunicazioni globale specializzato nella messaggistica SMS”.

In effetti nel vostro fatturato del primo semestre 2017 i ricavi email si attestano a 4,7 milioni di euro (+8%) contro i 7,5 milioni dei ricavi SMS (+43%). Funzionano ancora tanto gli SMS?

“Ha stupito in parte anche noi, ma deriva dal fatto che si sono diffusi e si diffondono ancora i servizi di autenticazione tramite SMS per i servizi online più vari, in particolare nel momento in cui si installa una nuova “App” su cellulare. Noi in questo campo lavoriamo con i maggiori operatori del mondo”.

Ho notato che siete attivi anche in altri settori, come quello degli editor di mail personalizzate in cui siete presenti con BEE: di cosa si tratta?

BEE (beefree.io) è il nostro email editor drag & drop e nel suo settore è leader mondiale. Ci sta dando grandi soddisfazioni: nel primo semestre del 2017 ha accresciuto il fatturato del 274% a circa 180 mila euro. Ci stiamo investendo ovviamente, ma pensiamo che abbia grandi potenzialità perché gode di vantaggi come la flessibilità, la facilità, l’integrabilità… Ha inoltre l’enorme vantaggio di essere “responsive”, ossia di permettere la visualizzazione al meglio della mail realizzata su tutti i dispositivi, dal notebook al tablet al cellulare. Un’altra tecnologia proprietaria che sviluppiamo nel nostro centro R&D di Cremona insieme alla nostra piattaforma di mailing, e che sta avendo successo prima di tutto nella Silicon Valley”.

Che piani avete per il futuro dopo la raccolta lo scorso luglio di altri 6 milioni di euro sul mercato?

“Oggi abbiamo nove sedi nel mondo e operiamo in oltre 100 paesi: vogliamo crescere ancora sia per linee interne, che per linee esterne. Abbiamo avviato da tempo una campagna di scouting per la valutazione di nuove aziende che possano apportare valore e competenze al gruppo. Abbiamo anche nuovi progetti, stiamo aggiungendo il canale del Facebook Messenger per esempio, e consolidiamo i rapporti con i grandi player internazionali su vari fronti”.

Voi vi siete collocati in Borsa a 2,50 euro nel 2014, prezzo da riparametrare a 1,9230 euro a seguito dell’aumento di capitale gratuito del 2016 con il quale avete distribuito riserve ai soci regalandogli 3 nuove azioni ogni 10. Dallo scorso luglio viaggiate sui 2,50 euro, ma a ottobre 2017 ValueTrack, pur riducendo il prezzo obiettivo da 3,50 a 3,35 euro, lo ha mantenuto molto al di sopra delle quotazioni attuali. Ritenete che i vostri multipli attuali siano ingenerosi? Pensate che servirebbe maggiore liquidità al titolo?

“In realtà è una questione articolata. I nostri multipli sono in generale in linea con il mercato, anche se credo che non scontino i tassi di crescita nostri e in generale del nostro settore. Ci sono altri competitor internazionali, ad esempio quotati su AIM Londra, che hanno dei multipli molto più cospicui. Potrebbe anche essere una questione di liquidità e infatti la raccolta da 6 milioni di euro dello scorso luglio ci ha anche consentito di aumentare il flottante dal 13 al 33%. Questa è stata una delle misure che abbiamo adottato per prepararci all’eventuale passaggio sul Mercato Telematico Azionario, il mercato principale di Borsa Italiana. Non è ancora deciso, ma ci stiamo costruendo l’opzione. Abbiamo infatti nominato nel board due indipendenti, di cui una donna, abbiamo introdotto un sistema di controllo di gestione aggiornato e finalizzato un piano di incentivazione (MBO) per le prime linee del management, siamo passati ai principi contabili internazionali. Abbiamo introdotto anche il ‘modello 231’, una serie di procedure richiesto alle società di Borsa Italiana del segmento STAR”.


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