Longino & Cardenal, ambasciatori del buongusto in Borsa
La società arricchisce la ristorazione globale di cibi rari e “preziosi”
FTA Online News, 06 Mar 2019 - 10:00
“Tutto è cominciato nel 1988 dall’idea di quattro amici a La Spezia che decisero di fondare la Longino & Cardenal di Renato Corradini & C. S.a.S. per importare inizialmente caviale fresco dall’Iran e destinarlo alla ristorazione. Alcuni anni dopo io decisi di entrare nella compagine sociale rilevando la maggior parte delle quote. Conoscevo già questo genere di attività e promossi il trasferimento della sede a Milano in vista dello sviluppo del business. Da allora la nostra offerta di cibi rari e preziosi in arrivo da tutto il mondo è cresciuta ancora. Abbiamo allargato la proposta ai freschi, abbiamo aperto delle sedi a Dubai, Hong Kong e recentemente anche a New York. Abbiamo creato una rete di logistica quasi dedicata che ci permette di avere i prodotti d’eccellenza della nostra rete di circa 100 fornitori in 72 ore, da qualunque parte del mondo”. Riccardo Uleri, amministratore delegato e azionista di maggioranza di Longino & Cardenal, segue ormai da decenni lo sviluppo di questo “food globetrotter” che cerca di fornire ingredienti sempre nuovi e originali alla ristorazione italiana e non solo.
Chi sono Longino e Cardenal?
“Sono due personaggi immaginari: Longino un gourmet aristocratico svizzero e Cardenal un pescatore cubano. L’amore per il buon cibo li unisce e, come noi, vanno in giro per il mondo a cercare i migliori prodotti per la tavola. Ci abbiamo fatto pure una graphic novel aziendale, rappresentano un po’ il nostro sforzo di combattere l’omologazione culinaria, di valorizzare prodotti nuovi e di qualità”.
So che avete un catalogo molto differenziato di “specialità”, prodotti “freschi” e “freschissimi”, ma mi fa qualche esempio?
“La nostra offerta nasce da una rete di rapporti diretti con più di un centinaio di fornitori che producono a loro volta diversi prodotti, potrei menzionare il plancton marino spagnolo, il Glacier 51, un pesce unico pescato a 2000 metri di profondità, vicino all’isola Heard a oltre 4 mila chilometri dall’Australia continentale. Abbiamo una grossa fetta di mercato del gambero rosso di Mazara del Vallo tramite la nostra società “Il Satiro Danzante”. Vendiamo però anche il cioccolato superiore francese di Weiss, il Parmigiano Reggiano di montagna del Caseificio Borgotaro, scottona polacca, bovino irlandese, le lumache Henri Maire, il pepe Sansho giapponese e tanto altro…”.
Portare tutta questa roba a Milano, Firenze, Hong Kong o Dubai non deve essere semplice…
“Soprattutto per tutelare l’indispensabile freschezza del prodotto, abbiamo in pratica creato una rete logistica nostra, con il fornitore che trasporta direttamente la merce agli hub concordati dalla nostra azienda. Abbiamo dovuto creare degli hub, oltreché all’aeroporto di Malpensa, al mercato di Barcellona e a quello di Parigi. Abbiamo poi in sede, a Pogliano Milanese, il controllo di qualità, lo stoccaggio, il packaging e quindi il successivo sostegno della rete di spedizione: in 72 ore sappiamo consegnare il nostro prodotto tramite una rete di trasporto che si giova di 20 autotrasportatori, un autoarticolato a settimana, 4 voli aerei divisi equamente tra le rotte di Dubai e Hong Kong”.
Immagino che la rete di distribuzione e di vendita sia un aspetto altrettanto importante del vostro business.
“Abbiamo di recente aumentato di 18 unità la rete di agenti che giunge dunque a circa 90 persone. Ci sono inoltre dipendenti fissi che curano i rapporti più stabili con i clienti. Abbiamo circa 5000 clienti, per più di due terzi sono ristoranti, ma ci sono anche hotel e in misura minore gastronomie e altri operatori del settore”.
I dati del fatturato preliminare 2018 indicano una crescita del 12,2% del giro d’affari a 32 milioni di euro, una crescita trainata da Hong Kong e Dubai anche se nel 2017 l’86,7% delle vendite era in Italia. Pensate che questi ritmi siano sostenibili anche nel medio termine, nonostante i segnali di rallentamento dell’economia nazionale e internazionale?
“Sicuramente il contesto di mercato è più difficile di un paio di anni fa, ma grazie al potenziamento della rete e all’allargamento del perimetro di offerta riteniamo di potere crescere ancora nel 2019. La ristorazione di alta gamma è inoltre tendenzialmente anti-ciclica e i nuovi mercati esteri ci stanno inviando segnali incoraggianti”.
A fine 2017 avevate un debito netto di oltre 3 milioni a fronte di un patrimonio di poco superiore ai 516 mila euro, immagino che con la quotazione e la raccolta di quasi cinque milioni di euro i rapporti siano cambiati: è così?
“Senz’altro le risorse incamerate con l’IPO ci rafforzano notevolmente, ma va detto che il dato 2017 risentiva degli investimenti straordinari a Dubai, un asset che già si prepara al break-even e ci sta dando grandi soddisfazioni. Già allora avevamo comunque un debito appena doppio dell’ebitda e chiudevamo in utile. I margini ora si avvantaggeranno degli investimenti e dell’apertura del nuovo mercato statunitense. Oltretutto con le nuove risorse intendiamo crescere ancora all’estero e in Italia anche tramite acquisizioni mirate. Nel nostro Paese piccoli produttori potrebbero diventare nostri partner e giovarsi della nostra rete di distribuzione che può essere una importante leva per il loro business”.