Leone Film Group vuol diventare una Star di Piazza Affari

Intervista al presidente e ad Andrea Leone



02 Mag 2018 - 10:30

Ci sono percorsi, anche a Piazza Affari, che a distanza di trent’anni sembrano ancora all’inizio. Leone Film Group, la casa di produzione e distribuzione cinematografica guidata dai due figli del grande regista Sergio Leone, è nato nel 1989, si è quotato sull’AIM a fine 2013. Mostra oggi tassi di crescita rari e quantomeno promettenti. Ci facciamo raccontare la sua storia da Andrea Leone, presidente, amministratore delegato e azionista di riferimento del gruppo insieme alla sorella Raffaella.

Come è nata la vostra società e quali sono le scelte che vi hanno portato alla quotazione?

“Siamo nati e, siamo in parte ancora oggi, un gruppo di forte impronta familiare che però ha avuto un percorso di graduale crescita imprenditoriale che ci ha portato a ottenere risultati che giudichiamo importanti. La società è stata fondata da nostro padre, ma avevamo inizialmente i diritti solo su due dei suoi film e sul 50% di un terzo. Pian piano abbiamo ricomprato tutta la sua library (in una mission chiaramente non solo economica) e abbiamo allargato il nostro portfolio fino a circa 200 titoli al momento della quotazione, che poi attualmente sono diventati quasi 500. Nel frattempo abbiamo visto grandi trasformazioni dell’industria italiana del cinema. Inizialmente facevamo solo trading di titoli televisivi soprattutto per i grandi e pressoché unici player di allora, ossia Rai e Mediaset, più il mercato dell’home video che andava forte in quel periodo. Poi cambiò tutto: nel 2011-2012 la crisi spinse Rai e Mediaset a fare un passo indietro, seppur per ragioni diverse. Per noi si materializzò una sfida importante che affrontammo con la quotazione e gli investimenti”.

Come mai la quotazione e non, per esempio, un fondo di private equity?

“Io e mia sorella avevamo già in mente un chiaro progetto di sviluppo e volevamo essere liberi di portarlo avanti senza le inevitabili ingerenze sulla governance che spesso si associano alla presenza di fondi nella compagine azionaria. Devo dire che il processo di quotazione sull’AIM è stato un’utile palestra per la gestione e la comprensione del linguaggio dei mercati. Quando abbiamo sondato il terreno gli investitori nostrani, non abituati a vedere nel cinema un’industria anche finanziaria, ci guardavano con sospetto e diffidenza, ma li abbiamo convinti e in fase di quotazione nel dicembre 2013 abbiamo raccolto ben 17 milioni di euro”.

Se non sbaglio gli accordi di distribuzione con grandi case statunitensi hanno giocato un ruolo importante nella vostra crescita…

“Noi abbiamo stretto una partnership di esclusiva per l’Italia con Dreamworks nel 2009 e una con Lionsgate nel 2014: sono una parte importantissima del nostro business. Consideri che queste grandi case produttrici finanziano i propri film proprio grazie ai numerosi accordi di distribuzione che stringono già in fase di sceneggiatura, quindi i benefici e le collaborazioni in tutta la catena di valore sono più che rilevanti”.

Subito dopo la quotazione avete fatto anche un passo importante nella produzione…

“Nel 2014 abbiamo comprato Lotus Production e stretto una collaborazione importante con il suo fondatore Marco Belardi che ci ha presentato anche il regista Paolo Genovese, con il quale abbiamo prodotto la nostra prima serie italiana Immaturi e avviato un percorso che lo ha portato a diventare nostro direttore artistico e socio”.

I dati del 2017 hanno registrato un raddoppio di fatturato (a 105,8 milioni di euro) e di utili (a 3,9 milioni), l’indebitamento finanziario netto è però cresciuta da 32,3 a 40,5 milioni di euro superando il patrimonio (35,8 milioni): è una delle ragioni per le quali la vostra ultima assemblea ha approvato un aumento di capitale fino ad un massimo di 30 milioni riservato a istituzionali?

 “ Il nostro debito, oltre ad essere in parte autoliquidante, è supportato da una infatti una library di oltre 60 milioni di euro (le attività immateriali del gruppo ammontano a fine 2017 a 70,6 milioni di euro Ndr) che generando continuamente ricavi ci consentirebbe di fermarci e veder assorbito il debito in breve. In realtà l’obiettivo è quello di raggiungere i requisiti per la quotazione sullo STAR di Borsa Italiana per il quale ci sentiamo maturi. Il mercato finora ha premiato i nostri risultati e contiamo di potere affrontare anche questa ulteriore sfida”.

Voi siete comunque una società principalmente italiana: avete fatto un pensierino su qualche mercato estero? Le vostre dimensioni ve lo permetterebbero?

“Il nostro percorso di crescita prosegue in Italia secondo i nostri piani, siamo presenti massicciamente su tutti i canali, dagli Slod come Netflix o Amazon, alla Pay TV di Sky o Premium, alla Free TV di Rai e Mediaset fino ai cinema. Abbiamo inoltre stretto accordi con TIM e la moltiplicazione dei canali crea per noi grandi opportunità di crescita. La produzione, che contribuisce con oltre 74 milioni di euro al nostro giro d’affari, va più che bene e i recenti incentivi al cinema incoraggiano le nostre attività, al punto che siamo un riferimento anche per i grandi produttori internazionali che girano in Italia i propri film tramite i nostri service. Abbiamo anche valutato la possibilità di crescere, magari in mercati simili a quello italiano, ma per ora il nostro obiettivo rimane quello di approdare allo STAR di Borsa Italiana e accrescere le nostre produzioni. Abbiamo infatti in cantiere I Beati Paoli affidata a Giuseppe Tornatore, che lancerà una serie internazionale sulla quale puntiamo molto. Per noi la concentrazione è fondamentale, ci piacciono i giovani, che con un basso budget spesso danno grandi soddisfazioni, mentre guardiamo con diffidenza le produzioni medie, tra i 2 e i 5 milioni di euro: spesso si rivelano le più rischiose”.

 


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