FOS, tecnologie avanzate al servizio delle grandi imprese

L’ad Enrico Botte racconta storia e prospettive di un gruppo basato sulle competenze



FTA Online News, 13 Apr 2022 - 10:49

"FOS è nata nel 1999 a Genova, nell’epoca delle dot.com e delle prime applicazioni di internet ai processi industriali e produttivi. Fornivamo servizi di informatica, i software, le prime reti e i data center. Dopo è venuta anche l’attività nel campo dell’elettronica. Da sempre la ricerca ha fatto parte del nostro approccio e abbiamo sviluppato diverse collaborazioni universitarie e con l’ENEA. Oggi ci rivolgiamo a grandi organizzazioni di diversi settori, dall’industria, alla salute, alle telecomunicazioni. Il nostro core business è rimasto nello sviluppo dei software e in un ventaglio di servizi avanzati come le reti, i sistemi, le app, l’AI, il cloud, la cybersecurity. Tendiamo a offrire un modello di software come servizio (Saas).
Alle quattro linee di business principali ("Information Technology", "Communication Technology", "Engineering & Technology Transfer" e "Automation & Solution") abbiamo aggiunto, con l’acquisizione di InRebus nel 2020, il "Digital Learning".
Oggi contiamo 244 dipendenti in 8 sedi (Genova, Milano, Torino, Roma, Caserta, Benevento, Bolzano e Vilnius) e 6 laboratori". Enrico Botte, amministratore delegato e azionista di FOS, ha avuto un ruolo importante nella storia del gruppo tecnologico genovese attivo in Italia e all’estero e sa dunque raccontarne successi e ambizioni.

L’Information Technology è forse la parte più rilevante del vostro business. Qualche esempio delle vostre attività in questo settore?

"L’IT copre circa il 50% del nostro giro d’affari. La nostra è un’offerta completa che comprende la progettazione, lo sviluppo e la gestione di infrastrutture digitali, sia in sede, che da remoto. Questo comporta un approccio a tematiche che spaziano dal cloud all’intelligenza artificiale, alla cybersecurity, all’IoT. Durante il Covid abbiamo permesso a un cliente storico come Leonardo di portare oltre 5 mila persone in smart working, gestendo tutte le tematiche sulla sicurezza e la rete. Per alcuni grossi clienti curiamo tutte le applicazioni dell’ufficio acquisti, significa gestire milioni di pezzi e richiede grandi competenze. Con Siemens abbiamo lavorato alla digitalizzazione di tutta la rete di ricarica per le auto elettriche. Abbiamo dei team che lavorano nei datacenter per la salvaguardia di importanti cloud aziendali, abbiamo anche gestito tutti i sistemi di illuminazione e scale mobili di una rete metropolitana.
Con l’allargamento del nostro business all’elettronica siamo approdati anche all’hardware, ripariamo e sostituiamo le schede elettroniche per alcuni colossi delle telecomunicazioni e in questo campo abbiamo una posizione di rilievo.
L’integrazione di informatica ed elettronica è una delle nostre storiche ambizioni. Siamo in grado di lavorare sulle infrastrutture con grandi vantaggi in termini di offerta e prospettive importanti sull’Industria 4.0 e l’IoT. In ambito sanitario gestiamo, con una piattaforma software proprietaria, le prestazioni di assicurazione integrativa di oltre mezzo milione di persone".

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Nella seconda metà del 2018, Lei e Gian Matteo Pedrelli avete promosso un management buy-out della società, concentrandone il controllo in BP Holding, ancora oggi socio di riferimento. È stato un passaggio rilevante prima della quotazione in Borsa alla fine del novembre del 2019. Avevate già allora un giro d’affari in forte crescita e una situazione patrimoniale solida. Cosa vi ha spinto all’IPO e cosa avete fatto dei 5 milioni di euro raccolti per il 35,71% del capitale?

"La decisione dell’IPO è stata basata sui nostri progetti di crescita e di rafforzamento organizzativo. Le risorse raccolte sono state importanti per i nostri piani di crescita per linee interne ed esterne, ma ci ha guidato anche la voglia di rafforzare la nostra struttura. A tre anni di distanza siamo orgogliosi di quella scelta e ci siamo abituati a ragionare in termini di strategie, di piani triennali, di confronto continuo con gli investitori. Abbiamo rafforzato la comunicazione e il management. Le nostre competenze e la nostra gente sono d’altronde il nostro asset più importante.
Con l’IPO abbiamo promosso un’operazione tutta in aumento di capitale e i soci di riferimento hanno siglato delle clausole di lock-up. Abbiamo poi continuato a lavorare sulla nostra governance, oggi abbiamo due consiglieri indipendenti nel board, più di quanto richiesto dall’EGM, e l’anno scorso abbiamo prodotto su base volontaria le nostre prime documentazioni non finanziarie. Il titolo dalla quotazione a oggi è molto salito, ma siamo convinti che non esprima ancora appieno il proprio valore".

La tragedia della pandemia ha accelerato la digitalizzazione. Anche il vostro business è cresciuto per giro d’affari e organici. Nel primo semestre del 2021 avete visto un balzo del 49% del valore della produzione a 8,6 milioni di euro, con un ebitda a 1,5 mln e un utile da 500 mila euro (+43%). I dati preconsuntivi del 2021 confermano vendite in crescita del 38% a 14,9 milioni e un avanzo di cassa di 1,7 milioni, nonostante una crescita del 14% degli investimenti in ricerca e sviluppo a ben 2,4 milioni. Avete disponibilità liquide per 8,1 milioni e un patrimonio superiore agli 8 milioni di euro. Cosa vi attendete per il futuro in questa fase piena di incertezze e opportunità?

"Questi ultimi due anni sono stati di forte crescita per il nostro settore e per noi. La domanda di digitale delle imprese continua ad essere solida e per questo ci aspettiamo di crescere ancora, forse non ai tassi del recente passato, ma senza dubbio con performance positive e confermando i nostri target. Le risorse di bilancio supporteranno la strategia di acquisizioni mirate. L’ingresso nel gruppo di InRebus ci ha già consentito di espanderci nel "Digital Learning", nel territorio piemontese e nel settore automotive. Non mancano le incertezze sulla congiuntura economica, ma i segnali specifici che ci arrivano, ci invitano a un cauto ottimismo".


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