Fine Foods, la produzione farmaceutica e nutraceutica in Borsa
Il presidente Eigenmann ci racconta le sfide e le ambizioni della società
FTA Online News, 22 Gen 2020 - 10:30
“Fine Foods vuole crescere ancora. Intravediamo grandi occasioni di sviluppo in un settore in forte crescita, ma anche in consolidamento, e vogliamo dire la nostra”. Marco Eigenmann, presidente e azionista di controllo di Fine Foods & Pharmaceuticals N.T.M., guida da anni la società del bergamasco attiva nel farmaceutico e nel nutraceutico. Nei 41.400 metri quadri dedicati alla produzione, al confezionamento e al magazzino, tra Brembate e Zingonia, produce e confeziona Tachipirina, Enterogermina, Sustenium Plus e molto altro in polveri, granuli, compresse e capsule. Farmaci e integratori (o nutraceutici) vengono inseriti nei blister e quindi nelle scatole, pronti a partire. Ci lavorano oltre 600 addetti e da 7 anni l’amministratore delegato è Giorgio Ferraris, un manager con un solido background internazionale.
“E’ un settore molto sfidante – ci spiega Eigenmann - noi gestiamo ben 1.300 codici prodotto diversi in assoluta sicurezza. Ogni passaggio della produzione, e sono tanti, sia di farmaci a Brembate, che di prodotti della nutraceutica a Zingonia, richiede macchinari, stanze, temperature e pressioni diversi. Facciamo però questo lavoro da decenni ormai e posso dire che non abbiamo mai perso un cliente per ragioni legate alla nostra produzione. Siamo molto specializzati con un’attenzione spasmodica al controllo della qualità, tutta la catena di valore farmaceutica e nutraceutica lo è, noi controlliamo scrupolosamente tutti i nostri fornitori e le case farmaceutiche, i nostri committenti, monitorano noi. In questa fase sfidante noi ci presentiamo al mercato come il più grande produttore indipendente conto terzi d’Italia di forme solide orali”.
Perché avete deciso di quotarvi a Piazza Affari? Tramite la business combination con la SPAC Innova Italy 1 (promossa tra gli altri da Fulvio Conti) avete raccolto 100 milioni di euro. Oltretutto avete un capitale sociale diviso tra azioni ordinarie, a voto plurimo e speciali non quotate, warrant… Come è andata?
“Nel periodo precedente la quotazione siamo cresciuti in media del 12% l’anno esclusivamente in via organica e da lì è partito il progetto di raddoppio della capacità produttiva degli stabilimenti, attualmente in fase di completamento. Andavamo molto bene, non avevamo bisogno di risorse, ma io ho creduto che si potesse fare di più. Ricordavo la piccola acquisizione del 2008 (Omicron Pharma) e mi sono convinto che ci fossero nuove opportunità da cogliere. Con le nuove risorse potremo allargare il business a forme farmaceutiche che oggi non facciamo, come supposte, liquidi, creme. Forse - perché no? - entrare nel business della cosmetica. Una nuova acquisizione ci regalerebbe una taglia maggiore candidandoci ad un ruolo ancor più di primo piano nella produzione farmaceutica e nutraceutica in conto terzi in un periodo molto sfidante in cui le esigenze regolatorie e di qualità del mercato continuano ad aumentare. Pensi per esempio alla serializzazione che a livello europeo impone la tracciabilità di ogni singolo farmaco: impone a ciascuna azienda un onere di circa 200-300 mila euro per ogni linea di confezionamento. Per i più piccoli sarà molto difficile competere su questo fronte. In un momento così interessante abbiamo incontrato Innova Italy e abbiamo preso la strada della quotazione, che ci ha consentito anche di aumentare la nostra visibilità sul mercato. Molte caratteristiche del nostro capitale sociale dipendono proprio dai negoziati con la SPAC, i warrant - per esempio - sono in parte una loro eredità. Le azioni speciali senza diritto di voto possono premiare con una conversione 6 a 1 i promotori di Innova Italy, ma solo al raggiungimento di determinati target. Le azioni speciali riscattabili sono state una garanzia che ho fornito all’azienda per eventuali liability che dovessero emergere, infine le azioni a voto plurimo mi permettono di mantenere un saldo controllo dell’impresa portando i miei diritti di voto al 65% e assicurando una governance stabile. In fase di business combination Fine Foods è stata valutata 120 milioni e la SPAC 100 milioni, serviva un meccanismo per garantire un controllo affidabile”.
Il primo semestre del 2019 ha confermato una forte crescita: i ricavi hanno fatto un balzo del 18% a 83 milioni, l’ebitda è cresciuto del 19% a 9,7 mln e l’utile netto del 15% a 3,22 mln circa. La PFN è positiva per 38,9 milioni e avete un solido patrimonio netto di 147,5 milioni che lascia intuire che avete incamerato risorse per nuove operazioni straordinarie. È una crescita sostenibile?
“Operiamo in un settore in forte sviluppo. Il mercato della nutraceutica continua a espandersi ed è in gran forma nel farmaceutico anche la produzione conto terzi, per cui contiamo di acquisire nuovi clienti e nuovi prodotti. Confermiamo l’obiettivo di tassi di crescita a doppia cifra nel futuro. Ormai il 60% dei nostri volumi è all’estero: il farmaco è un prodotto che viaggia bene, perché pesa poco e vale molto. Per molte produzioni specifiche, spesso idonee a completare la gamma di prodotto, le grandi del settore farmaceutico hanno bisogno del supporto di imprese medio-piccole e noi abbiamo tassi di fidelizzazione altissimi. Sul fronte della crescita per linee esterne stiamo già studiando numerosi dossier. Confermiamo anche la crescita organica: già dal 2016-2017, ben prima di pensare alla quotazione, abbiamo avviato un raddoppio degli impianti produttivi che dovrebbe terminare entro pochi mesi. Darà i suoi frutti. Le dinamiche del settore e la nostra esperienza ci rendono fiduciosi”.