Expert System, pionieri dell’intelligenza artificiale sull’AIM

Intervista all’amministratore delegato Stefano Spaggiari



07 Mar 2018 - 10:15

Oggi si fa presto a dire Intelligenza Artificiale, ma ci sono imprese in Italia che già 18 anni fa lavoravano sulla frontiera di tecnologie e sfide che allora parevano visionarie. Expert System è una di queste. Nata a Modena, negli anni Novanta studiava strumenti tecnologici di analisi della lingua e del testo che oggi sono oggetto di una massiccia richiesta del mercato, ma che allora erano quasi fantascienza. Nel 1994 il suo correttore grammaticale vinse la sfida contro giganti come Olivetti ed Expert System firmò a Redmond un contratto con Microsoft per venderle la sua versione avanzata di Errata Corrige, il “correttore ortografico/grammaticale di Word".

“La nostra idea fin dall’inizio era quella di costruire in Italia una tecnologia, dei software di respiro internazionale, capaci cioè di competere su scala globale per evitare che il Bel Paese rimanesse indietro e fosse costretto a importare dall’estero. Quella esperienza ci dimostrò che potevamo tentare questa sfida”, ci racconta Stefano Spaggiari, amministratore delegato e fondatore di Expert System.

Poi cosa successe?
“Decidemmo di fare il passo successivo e più complesso. Cominciammo a trasformare il nostro strumento di analisi grammaticale in una vera e propria piattaforma di intelligenza artificiale. A quel tempo solo i laboratori di grandi università o big del settore facevano qualcosa del genere. Noi iniziammo a integrare nel software componenti capaci di svolgere l’analisi logica delle frasi e soprattutto di comprenderne la semantica, ossia il significato. Volevamo insegnare alle macchine il linguaggio, una cosa che l’uomo ha sviluppato in un periodo stimato tra i 200 e i 500 mila anni”.

Deve essere molto difficile fare comprendere il linguaggio umano a una macchina, come funziona il vostro sistema?
“È complesso perché la semplice matematica non basta. Se, per esempio, a un computer dobbiamo far riconoscere un’immagine, abbiamo di fronte mille ostacoli, ma matematizzare delle operazioni su una matrice di punti è relativamente semplice. Con il linguaggio è tutta un’altra storia, si sovrappongono relazioni e significati su più piani e non esiste un modello matematico semplice. Noi abbiamo realizzato la base di conoscenza del software Cogito come un grafo, ossia una rete tridimensionale di nodi e relazioni. I nodi sono i concetti e le relazioni i loro legami reciproci. Il nostro Cogito in 18 anni di implementazione ha assorbito più di 430 mila concetti. Per esempio, sa legare il concetto “tavolo” ai concetti “sedia”, “cucina”, “sala riunioni” e andare oltre, verso concetti più astratti, come “il tavolo delle trattative”. L’ambiente che si struttura è indipendente dal linguaggio e quindi declinabile sulle varie lingue in maniera relativamente semplice. Oggi Cogito opera in 14 lingue diverse, le più importanti. Siamo partiti con le lingue europee e poi abbiamo aggiunto le altre, come il russo, l’arabo, il giapponese. La nostra tecnologia semantica è stata sviluppata in oltre 18 anni da più di 70 informatici, linguisti, ingegneri, che costituiscono ancora la gran parte del nostro personale”.

Expert System

Quali sono le applicazioni?
“Operiamo in diversi ambiti e la crescita della domanda allarga ulteriormente i potenziali impieghi delle nostre soluzioni. Nell’assistenza alla clientela, il customer care, supportiamo in maniera importante le imprese nei loro processi interni e nei rapporti con la clientela. Siamo in grado per esempio di automatizzare diversi processi cognitivi, per esempio per le assicurazioni. Per queste aziende la gestione dei sinistri comporta l’analisi e l’elaborazione di un grande numero di documenti, dalle relazioni sull’incidente alle lettere di dimissioni degli ospedali, dalle dichiarazioni dei testimoni ai documenti delle parti coinvolte. I nostri software sono ormai in grado di automatizzare questi processi e generare dei dossier incrociando tutte le informazioni del caso. Proprio il settore assicurativo e quello bancario si stanno infatti dimostrando sempre più interessati alle nostre proposte, anche per la spinta competitiva che proviene dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale e del fintech. Noi in questo ambito collaboriamo già con Zurich, Lloyds, Generali e Intesa Sanpaolo. I nostri software intervengono però anche direttamente nei rapporti con il cliente: una gestione più efficiente e automatizzata delle segnalazioni e delle richieste consente di aumentare efficienza e soddisfazione dell’utenza riducendo i costi”.

Altri ambiti di applicazione?
 “Cogito è in grado di elaborare grandi masse di dati non strutturati e persino di prendere informazioni dall’esterno, per esempio da internet restituendo dei risultati fruibili. Questo per le grandi imprese si traduce in un numero di applicazioni strategiche, per esempio si possono monitorare in tempo reale tutte le informazioni note su migliaia di fornitori. Cogito può leggere tutti i giornali e selezionare i testi interessanti per i manager, oppure rendere fruibile l’enorme mole di dati interni delle grandi organizzazioni che spesso rischia di andare perduta. Si tratta di un ambito, quello della gestione della conoscenza, che sta acquistando sempre di più un valore strategico. Per capire il valore di queste capacità basta ricordare che Google e Facebook hanno conquistato in breve tempo il 60% del mercato del digital advertising sbaragliando i giganti storici dell’editoria che lo presidiavano semplicemente perché hanno portato a un altro livello la gestione dell’informazione.
Operiamo da sempre anche in ambito governativo con le strutture di intelligence, che sono ormai oberate dai dati che devono selezionare: si tratta di un legame storico come quello con i media e l’editoria.
Un passo ulteriore per noi è stato quello di potenziare nel sistema di comprensione di Cogito gli algoritmi di machine learning. Grazie alla combinazione di queste due tecnologie, Cogito capisce e può apprendere e rendere coerenti enormi moli di dati: abbiamo fatto un test e in due ore ha imparato tutto Wikipedia in inglese”.

Immagino che tutta questa ricerca richieda investimenti, come è avvenuto il vostro approccio al mercato, come avete deciso di quotarvi sull’AIM?
“Sì, servono risorse per fare ricerca e per crescere sviluppando anche quella rete di rapporti commerciali che poi rendono sostenibile un business. Negli anni Duemila noi avevamo già una solida posizione in Italia ed eravamo presenti anche negli Stati Uniti, ma volevamo crescere ancora sia per linee interne, sia acquisendo altre realtà che ci consentissero un’espansione internazionale. I contatti con i private equity però si rivelarono insoddisfacenti: o non comprendevano il nostro business o non riuscivano a valutarlo adeguatamente. Così decidemmo di rivolgerci al mercato e la quotazione sull’AIM nel febbraio del 2014 fu un successo, un’operazione da 17,3 milioni di euro di cui 9,9 milioni di euro di aumento di capitale. Certo imparare “il linguaggio del mercato” non è stata una passeggiata, ma l’implementazione delle procedure si è risolta in un processo ragionevole e l’AIM si è dimostrato un mercato adatto per una PMI come noi. Con le risorse raccolte abbiamo potuto investire nell’azienda e promuovere una crescita in Europa con l’acquisizione di due società del nostro settore in Francia e in Spagna che ci hanno portato un nuovo portafoglio clienti. Oggi siamo in Europa la realtà più grande nel nostro specifico settore”.

Gli investimenti di questi anni vi hanno garantito una crescita importante, ma hanno anche richiesto nuove risorse. Un aumento di capitale nel 2016 e uno lo scorso anno che dovrebbe avere ribilanciato in maniera importante la situazione patrimoniale dopo la chiusura del primo semestre 2017 con perdite in crescita a 7,6 milioni di euro: ora cosa farete?
“Noi in 4 anni abbiamo portato il giro d’affari da 8-9 milioni di euro a 22-23 milioni, quindi lo abbiamo triplicato nell’ambito del contemporaneo processo di internazionalizzazione che ha reso tutto più complesso. Inevitabilmente questo percorso ha assorbito risorse e il mercato ha creduto in noi sostenendo prima nel 2016 un primo aumento di capitale cum warrant da 4,8 milioni di euro e poi lo scorso anno un aumento da 10 milioni di euro.
Ora punteremo a rimodulare il mix dei ricavi passando da un modello commerciale di vendita di licenze one-off a un modello a canone più adatto alla distribuzione massiva di soluzioni che la crescita della domanda ci promette e capace di fornire flussi di cassa più regolari.
Modificheremo inoltre la nostra presenza sul mercato intrecciando un numero crescente di partnership che ci permetterà di integrare reti di system integrator e aziende di consulenza riducendo i costi e migliorando i margini. Ci aiuta in tal senso il contesto: il successo dell’intelligenza artificiale ha moltiplicato la domanda di queste soluzioni e noi ci siamo preparati per queste opportunità per più di 18 anni”.

 


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