Estrima, una proposta elettrica per la mobilità contemporanea

La casa di Birò racconta storie e prospettive di una sfida estremamente attuale



FTA Online News, 20 Set 2022 - 08:48
Estrima è nata dalla volontà di confrontare un’azienda tradizionale con i megatrend della transizione energetica e digitale, rapportandola direttamente ai clienti e alle loro esigenze. L’azienda di famiglia, la Brieda, produceva da decenni cabine per macchine operatrici come trattori, gru e scavatrici: un prodotto specifico inserito in un business stabile con margini contenuti. La mia idea è stata quella di portare questo prodotto, che già presentava i massimi livelli di sicurezza e trasparenza, a contatto con il presente e il futuro della mobilità, di plasmarlo direttamente sulle nuove esigenze dei consumatori e della mobilità elettrica, condivisa e digitale. È stata una sfida industriale e finanziaria guidata dalla volontà di creare un impatto positivo sulla vita delle persone”. Matteo Maestri (Brieda è il cognome della madre), ha fondato il gruppo Estrima, che produce Birò, il più piccolo veicolo a 4 ruote oggi sul mercato, su una visione della nuova mobilità che da subito ha mostrato respiro internazionale e ambizione. 

Quali sono le idee che vi hanno guidato in questi anni? 

“Estrima è nata da uno spin-off di Brieda del 2008 con la volontà di confrontarsi con i megatrend della mobilità contemporanea: dall’elettrificazione alla mobilità come servizio (servitization), alle esigenze della popolazione urbana (circa la metà della popolazione globale). Abbiamo dovuto creare un processo industriale nuovo per aggiungere ruote e motore elettrico allo chassis ipersicuro che già producevamo. Ha richiesto nuove competenze e capacità che hanno generato la prima trasformazione del nostro gruppo. 
Il nostro target è stato da subito quello dei cittadini privati che si muovono in città, per loro la massima libertà è quella di fermarsi ovunque. Un veicolo a quattro ruote essenziale, ma sicuro, permette di viaggiare in due e di trasportare, per esempio, le buste della spesa senza preoccuparsi di pioggia o vento. Convinti della bontà di questa intuizione siamo andati avanti, tra mille sfide, e i primi sondaggi tra i clienti ci hanno confermato l’impatto positivo che stavamo generando”.

Le sfide della mobilità elettrica sono però oggi anche quelle della digitalizzazione, della mobilità condivisa, delle nuove formule di distribuzione: come le avete affrontate?

“Un passaggio essenziale è stato il lancio del primo store monomarca ad Amsterdam nel 2014. Abbiamo trovato il luogo, il momento e la persona giusti, così è stato un successo e ancora oggi quel mercato è fondamentale, come testimoniato dal numero di Birò in giro per la capitale olandese. Nel 2016 è venuta Milano, poi più di recente Roma, Parigi e Atene.
Nel frattempo i nuovi paradigmi del mondo automotive sul fronte dei servizi ci sfidavano, abbiamo così potenziato la struttura, assorbito competenze e creato modelli di distribuzione scalabili. Nei cinque anni successivi al 2013 le vendite si sono quintuplicate e ci siamo strutturati per affrontare la crescita che prevediamo nei prossimi anni. Sono entrati come soci e amministratori manager di grande esperienza, come l’ad Ludovico Maggiore, esperto di servizi per la mobility con un passato in grandi imprese come l’azienda di famiglia Maggiore, ACI Global, Cobra, e il vicepresidente Ermes Fornasier, scaleupper con una lunga esperienza industriale in grandi gruppi come COMAU, Zoppas e Elnagh. L’obiettivo è potenziare le tecnologie che abilitano i servizi della nuova mobilità e dotarci degli asset necessari a rapportarci con i clienti di oggi. Per questo abbiamo promosso due importanti acquisizioni”.

Quali?

“La prima è stata nel 2021 quella della Brieda, da cui Estrima è nata: abbiamo internalizzato la produzione in modo da integrare al meglio tutta la nostra catena di valore, dalle componenti all’IT al cliente. La seconda acquisizione ha visto entrare nel nostro perimetro Sharbie e Upooling. Sharbie ha apportato una piattaforma tecnologica nata per i servizi di “auto di cortesia” per le officine. La seconda realizza app per la gestione della sharing mobility. Entrambe ci hanno consentito di creare una piattaforma tecnologica unica per le nostre Birò al servizio delle esigenze della nostra clientela. La nostra tecnologia ci permette oggi di fornire hardware e software per la mobilità condivisa a società di car sharing, a società private con flotte aziendali, a famiglie. Un modello di sharing integrato in ognuno dei nostri Birò evita la necessità di scambiarsi le chiavi, di controllare i livelli di carica e altre incombenze: proprio quel modello di Mobility as a Service che è da sempre una delle nostre direttive strategiche”.



A dicembre vi siete quotati sul segmento Euronext Growth Milan di Borsa Italiana. Il collocamento è stato a 3,50 euro per azione con una raccolta da 15 milioni di euro per il 30% del capitale. Come mai la decisione dell’IPO? È stato difficile apprendere il linguaggio dei mercati? Cosa farete delle risorse raccolte? 

“Siamo convinti di avere un grande potenziale di crescita e la tappa della quotazione, ancorché sfidante, ci è sembrata un passaggio naturale nel nostro percorso di sviluppo. Nella nostra storia il rafforzamento della struttura e la costruzione di fondamenta solide per la fase successiva sono stati una costante. 
In quest’ottica ci siamo dotati di un board di altissimo livello che, oltre ai soci Maggiore e Fornasier, comprende il professor Sergio Savaresi, esperto di elettronica di controllo e di guida autonoma, e Giovanna D’Esposito, esperta di servizi per la mobilità e manager europeo di Uber. Il costante rafforzamento del top management aziendale ha anche visto la nomina di Cristina Ceccato come Chief Financial Officer. Abbiamo insomma creato una base manageriale adeguata alle nostre prospettive di sviluppo. 
A garanzia del mercato in fase di IPO i tre soci originari, ossia io, MobilityUp (Ludovico Maggiore) ed SDP Finanziaria (Ermes Fornasier), hanno sottoscritto un accordo di lock-up a 18 mesi. 
La sfida della quotazione ci è servita per rafforzare la nostra struttura e aprire un dialogo diretto con investitori e stakeholder basato sulla trasparenza e l’autorevolezza garantite dallo status di società quotata. Le risorse raccolte saranno indirizzate sulle direttive strategiche principali del gruppo. 
Investiremo nel prodotto e nei servizi seguendo e innovando i paradigmi della transizione elettrica e della mobilità come servizio, rafforzeremo e finanzieremo la nostra solida struttura organizzativa e allargheremo la nostra presenza in Europa e la nostra offerta nei vari store. Nuove risorse per marketing e comunicazione coadiuveranno l’espansione della rete di vendita in almeno 15 nuove città europee e affiancheranno la nostra proposta che si gioverà sempre più degli investimenti in ricerca e sviluppo. 
Nelle città in cui siamo presenti in società con soggetti radicati sul territorio abbiamo creato un modello scalabile che intendiamo replicare in maniera seriale. Stiamo inoltre sviluppando nuovi servizi. 
A Procida abbiamo applicato in maniera integrale il nostro Birò Share, la piattaforma unica di condivisione che ha dato grandi risultati anche in termini economici. È un’esperienza che vogliamo ripetere. 
A Torino abbiamo inoltre inaugurato il primo Birò Point, con un nuovo format di vendita anche all’interno di negozi multiprodotto non concorrenti che consentirà di accrescere la notorietà e la fidelizzazione dei clienti in negozio. Il focus principale rimane sui negozi monomarca in centro città, i Birò Store, ma è un’altra esperienza che ci spinge a un cauto ottimismo sul futuro con la convinzione di aver creato un prodotto che può avere un impatto positivo sulla vita dei cittadini e fornire una risposta concreta e attuale in questa fase di cambiamento”.


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