Energica, le moto elettriche d’alta gamma di Piazza Affari

Intervista al CFO Andrea Vezzani



04 Lug 2018 - 12:40

“Siamo una startup con oltre 50 anni di storia che lavora sulla frontiera dell’innovazione e non abbiamo paura di competere nel mondo della mobilità elettrica con i nostri prodotti di assoluta eccellenza”. Il CFO (e azionista di minoranza) di Energica Andrea Vezzani conosce bene la storia del gruppo modenese Energica nato da uno spin-off del gruppo CRP (meccanica per l’automotive e in particolare per la Formula 1). Vezzani era presente quando la famiglia Cevolini- il presidente Franco e l’ad Livia che controllano Energica e CRP - decise nel 2008 di studiare questo nuovo percorso, all’alba della grande crisi anticipata dalla Formula 1. “Già nel 1996 producevamo in 3D con le nostre miscele brevettate la componentistica che ci veniva richiesta dal settore. Allora la progettazione in 3D era agli albori e ancora oggi l’esperienza che abbiamo accumulato in CRP le consente una grande flessibilità produttiva. Successivamente siamo entrati nel mondo delle corse motociclistiche elettriche progettando e sviluppando tra il 2009 e il 2010 il modello eCRP che vinse il campionato europeo delle moto elettriche TTXGP nel 2010. Da allora abbiamo accelerato sulla tecnologia, la produzione e lo sviluppo del progetto Energica”.

 La società assorbe e ha assorbito i prevedibili investimenti necessari per la propria crescita, circa 6 milioni dai soci tra 2015 e 2017, a inizio 2016 la quotazione apporta nuove risorse per 5,3 milioni di euro, quindi aumenti di capitale per gli istituzionali da 2,3 e 1,9 milioni di euro lo scorso anno, i convertibili per Atlas fino a 4 mln, poi warrant e il 22 giugno una delega approvata da soci per un aumento fino a 20 milioni di euro affiancato da un aumento da 4,26 mln derivante da conversione dei crediti dei soci di CRP e infine bond convertibili fino a 5 milioni… Sembra che abbiate imparato bene il linguaggio del mercato e ne otteniate fiducia: è stato difficile in fase di quotazione adottare gli standard richiesti dall’AIM e dal confronto con gli investitori?

“E’ stato complesso. Per certi versi era una cosa completamente nuova, eravamo abituati a decidere in tre/cinque persone e ci trovavamo in tavoli da venti. E’ stato un periodo intenso che ha richiesto un potenziamento utile del controllo di gestione, del sistema software, dell’aspetto commerciale. Ma poi è andata bene e il mercato ci dimostra fiducia”.

Energica

Avete appena dichiarato di aver chiuso un semestre da record con un fatturato di cinque volte superiore rispetto al primo semestre e ben oltre il doppio dello scorso esercizio quando i ricavi erano scesi a 506 mila euro: a conti fatti dovreste aver superato il milione di euro nei primi sei mesi del 2018, è corretto?

“Sì. E’ successo che siamo stati designati costruttore unico per FIM Enel MotoE World Cup, che ci hanno apprezzato sempre di più in Nord Europa e negli Stati Uniti, che la nostra supersportiva elettrica Ego si è confermata la più venduta della gamma”.

 Come è articolata la vostra offerta?

“Abbiamo: la carenata Ego, la scarenata Eva e la nuova Eva EsseEsse9. Le nostre moto hanno un’autonomia che può raggiungere i 200 km, anche se dipende dai diversi stili di guida ovviamente. Abbiamo sviluppato 4 mappature di guida (sport, rain, eco e urban) che permettono di ottimizzare le performance e vanno considerate le 3 mappature di frenata rigenerativa (in frenata le nostro moto si ricaricano come le auto ibride). Siamo un prodotto di nicchia orgogliosamente italiano nella dotazione (dai freni Brembo agli pneumatici Pirelli). Ci avevano anche chiesto di spostare la produzione altrove, ma preferiamo restare a Modena, orgogliosi di essere ambasciatori del Made in Italy nel nostro settore. Puntiamo molto sulla ricerca, con un team di sedici risorse dedicate su un personale complessivo di una cinquantina di persone, abbiamo 4 brevetti principali che costituiscono l’ossatura della nostra tecnologia proprietaria. Investiamo anche sui mercati esteri, dove stiamo allargando e formando la nostra rete di distribuzione, anche perché negli Stati Uniti o in Nord Europa spesso è presente un’importante infrastruttura di colonnine di ricarica che supporta le nostre vendite. Le nostre moto sono le uniche al mondo ad avere integrato un sistema per cui si possono ricaricare con le colonnine per le auto sia in modalità normale che fast charge (ma anche a casa)”.

 Ancora nel 2017 le perdite da oltre 5,8 milioni di euro erano pari a oltre 11 volte le vendite e la marginalità negativa conferma il continuo bisogno di apporto di nuove risorse, normale in questa fase di sviluppo della società. Avete però posto dei target in un ebitda positivo al 2020 e un break-even dell’utile in un periodo successivo. Alla luce dell’andamento del primo semestre confermate questi obiettivi?

“Assolutamente sì”.

 


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