Arterra Bioscience, il biotech a Piazza Affari
La fondatrice Colucci ci racconta la storia di una eccellenza della ricerca
FTA Online News, 29 Giu 2022 - 14:27
Biotech anche a Piazza Affari. Fondata nel 2004 da Gabriella Colucci per sviluppare tecnologie e soluzioni innovative dalle molteplici applicazioni, Arterra Bioscience nasce dalla visione di una ricercatrice di rango, dallo “spin-out” di una realtà californiana trapiantata a Napoli. Gli asset sono le competenze e nel tempo la società è divenuta un player importante delle tecnologie abilitanti in ambiti che spaziano dall’agrifarmaceutica alla cosmesi, fino alla quotazione a Piazza Affari nel 2019 e oltre, nel dopo pandemia.
“La nostra ricerca ci portava in una nuova direzione rispetto alla Arena Pharmaceuticals da cui ci siamo staccati. Così è nato il progetto di Arterra Bioscience, a Napoli, dove i costi di ricerca costano meno; in Italia, dove siamo stati da subito dei pionieri. Con l’aiuto dell’attuale CFO Gualtiero Ioimo, abbiamo messo in piedi una realtà innovativa capace al contempo di parlare con la ricerca nazionale e internazionale e con l’industria. Certo all’inizio è stato difficile, con un contesto non certo americano sul fronte del venture capital o degli investimenti delle industrie farmaceutiche, ma partendo da un brevetto da 200 mila euro abbiamo sviluppato la nostra storia: oggi contiamo al nostro attivo 16 grant, 3 marchi, 44 pubblicazioni scientifiche e 60 prodotti innovativi sul mercato”. Gabriella Colucci, esperta (tra l’altro) di genetica vegetale con un passato all’Università di San Diego e a Canberra, sa trasmettere con semplicità il mondo complesso e sfidante dell’innovazione - nella dimensione in Italia affatto comune del mercato - perché il suo progetto da anni si confronta con i due poli dell’Università e della produzione per l’industria.
“Abbiamo costruito nel tempo un network importante di operatori di mercato che ci hanno aiutato a crescere, prima con l’agrofarmaceutica della Isagro di Giorgio Basile; poi con il colosso della cosmesi Intercos, con cui abbiamo creato anche una joint venture di peso come Vitalab.
I nostri prodotti finiscono brand internazionali come Estee Lauder e in tutto il mondo, ma restiamo una società delle competenze, delle tecnologie abilitanti, della ricerca”.
Cosa vuol dire abilitante?
“Vuol dire che la coltura cellulare o il principio attivo su cui lavoriamo nasce per un’applicazione nel campo agricolo e poi trova uno sbocco anche nella cosmetica o nella nutraceutica o nell’industria. Così nel tempo abbiamo allargato gli ambiti di applicazione dei nostri prodotti. Di recente abbiamo siglato accordi con ADL Farmaceutici e Montecarlofruit, ampliando la nostra attività di ricerca al settore dei dispositivi medici, collaboriamo di continuo a diversi progetti nazionali e internazionali che possono avere poi uno sbocco nell’industria. In media sono almeno 2 o 3 progetti l’anno e, dopo la recente pausa dei bandi, ci attendiamo nuove occasioni sul fronte di queste attività che vengono finanziate con grant dal ministero, della Regione Campania o anche su scala europea dall’Horizon 2020, per esempio”.
Come mai la decisione di quotarvi in Borsa? Cosa avete fatto dei 5,7 milioni di euro raccolti nell’ottobre 2019?
“Abbiamo deciso di quotarci soprattutto per ottenere visibilità e autorevolezza che ci rendessero attraenti per i giovani talenti, che sono poi alla base della nostra proposta di valore. Per noi è essenziale dimostrare l’affidabilità e la competenza di cui siamo capaci, per confrontarci sia con i soggetti di mercato, che con l’accademia.
Grazie alle risorse raccolte possiamo sviluppare nuovi progetti di ricerca, investire in macchinari, sviluppare nuove aree di produzione, rafforzare il nostro lato commerciale e la nostra impronta geografica, già internazionale, ma aperta a nuovi mercati come India, Malesia, Tailandia e Giappone.
Oggi, dopo un anno 2021 di forte crescita, anche in termini di redditività, siamo ancor più motivati nel perseguimento delle nostre strategie di sviluppo green. Siamo cresciuti negli anni da meno di una decina di collaboratori a circa 40 risorse umane, lo scorso anno abbiamo aumentato del 35,6% le vendite a 3,82 milioni con un ebitda margin adjusted al 43,29% in crescita del 16,72% YoY. Possiamo contare su una posizione di cassa molto forte e grazie anche all'aumento della nostra capacità produttiva di materie prime cosmetiche da 7.350 a 17.500 euro al giorno siamo molto fiduciosi per il 2022. I segnali che ci giungono dal mercato ci spingono all’ottimismo”.