Manovra tra gli investimenti
Aliquota innalzata al 20% sulle rendite, ma non per i Bot
FTAOnline News, 16 Set 2011 - 12:29
Tra le misure contenute nella manovra finanziaria approvata nei giorni scorsi, alcune riguardano la tassazione delle rendite. Parte dei soldi necessari al salvataggio dei conti pubblici italiani, infatti, arriveranno da una ridefinizione delle aliquote fiscali che pesano sulle rendite. Ancora presto per dire come le nuove disposizioni impatteranno sui comportamenti di investimento dei risparmiatori italiani, tuttavia già da subito si può abozzare un ritratto di quel che saranno gli strumenti di investimento a partire dal gennaio 2012 (le nuove norme entreranno in vigore allo scoccare del prossimo anno).
Cosa prevede la norma
Il testo di legge licenziato dalle Camere prevede che i proventi da attività finanziare, a partire dal 1 gennaio 2012, vengano tassati al 20%, con l’eccezione di quelli derivanti dal possesso di titoli di Stato e strumenti assimilabili, per cui l’aliquota rimarrà quella 12,5%.
Esclusi dall’inasprimento dell’aliquota, oltre ai titoli di Stato, saranno anche i titoli di risparmio per l’economia meridionale e i piani di risparmio a lungo termine appositamente istituiti. Su tali strumenti la tassazione rimarrà al 12,5%.
Il nuovo regime fiscale non verrà però applicato a tutti gli investitori, ma solo i cosiddetti “nettisti”, ossia le persone fisiche e alcune tipologie di enti (nessuna novità invece per gli investitori istituzionali, o “lordisti).
Le variazioni sui rendimenti netti
Nel concreto, dunque, come cambiano i tassi di rendimento netti dei vari strumenti di investimento? Chi sembra trarre maggiore vantaggio dalla novità sono i conti correnti, i conti deposito e i conti vincolati: passando dalla precedente aliquota del 27% a quella del 20%, il loro rendimento nette cresce (rispettivamente, da 0,61% a 0,66%, da 1,10% a 1,20% e da 3,10% a 3,40%).
Situazione invariata, ma positiva nel confronto con gli altri strumenti di investimento, per Bot, BTp e simili (come titoli governativi esteri o i buoni postali). Il loro rendimento netto, in virtù del perdurare della tassazione al 12,5%, non varia rispetto al passato e guadagna punti rispetto a quelli dei bond bancari (che pure hanno un rendimento lordo maggiore).
Diverso il discorso per quanto riguarda bond bancari, dividendi azionari, etf liquidità, fondi comuni liquidità e pronti contro termine. Per tutti questi strumenti, l’innalzamento dell’aliquota porta a una contrazione del rendimento netto. Significativo il caso del bond bancario: pur partendo da un rendimento lordo del 4,31% (ossia più elevato di quello dei Bot, pari al 4,15%), con la nuova aliquota arriva un rendimento netto del 3,45%, inferiore al 3,65% dei titoli di Stato.