Kolinpharma punta sulla nutraceutica responsabile
La fondatrice Petrelli ci racconta una sfida sostenibile giunta al secondo bilancio di sostenibilità
FTA Online News, Milano, 23 Set 2021 - 14:10
“Siamo nati nel 2013 con l’ambizione di creare una realtà virtuosa nel promettente settore della nutraceutica e da subito abbiamo posto l’autorevolezza delle nostre soluzioni al centro della nostra mission. Il nostro stesso nome, Kolinpharma, nasce dalla contrazione di Key Opinion Leader: vogliamo infatti essere un riferimento per la classe medica. I principi della sostenibilità rappresentano quindi per noi direttive strategiche di sviluppo. Noi commercializziamo integratori alimentari e dispositivi medici su due linee, la KIPRed e la KIPBlue, prodotti per l’area uro-ginecologica e per quella ortopedico-fisiatrica. Ci basiamo su una rete di 88 informatori medico-scientifici altamente qualificati e formati per interfacciarsi con i medici specialisti e coglierne gli spunti sulla domanda. La produzione e la logistica sono in outsourcing. Il nostro asset principale, oltre alle nostre persone, sono 5 brevetti in Italia, 5 negli Stati Uniti USA, 1 in Israele, 12 nei maggiori Paesi europei e 12 certificazioni, di cui 5 sull’azienda e 7 sui prodotti. Per noi la sfida della sostenibilità è responsabilità sociale, di prodotto e ambientale. La affrontiamo con una governance efficace, trasparente e capace di rispondere alle comunità”.
Rita Paola Petrelli, azionista di controllo, fondatrice e amministratrice delegata di Kolinpharma ha in mente un percorso di sviluppo articolato per la società milanese che ha portato in Borsa nel 2018. La sostenibilità ne è un fil rouge, tanto che il gruppo ha presentato a fine aprile il secondo bilancio di sostenibilità con ulteriori novità, anche se la normativa italiana non gli imporrebbe pubblicazioni di carattere non finanziario.
Cominciamo dalla governance della vostra sostenibilità. A chi far rifermento la sua gestione?
“L’assemblea dello scorso aprile ha deciso l’assunzione della qualifica di Società Benefit e ha assegnato l’incarico di responsabile della sostenibilità al Dott. Mauro Battocchi, già a capo delle nostre risorse umane. Ovviamente io supervisiono tutta l’azienda e la gestione di questa istanza strategica. La trasparenza è essenziale per noi, tanto che abbiamo inserito due consiglieri indipendenti nel board, anche se le regole dell’AIM Italia ne richiederebbero soltanto uno. L’attenzione su questo fronte è capillare, in tempi non sospetti abbiamo aderito al Modello 231, abbiamo anche conseguito le certificazioni ISO 22000 (volontaria su sicurezza alimentare), ISO 37001 (anticorruzione, con una specifica politica di whistleblowing), ISO 9001 (gestione qualità), ISO 26000 (specifica sulla corporate social responsibility) e ISO 45001 (salute e sicurezza sul lavoro). Stiamo inoltre lavorando sul fronte della 14001. Si tratta di regole che abbiamo voluto per garantire la verificabilità del nostro impegno”.
Sicuramente uno dei vostri stakeholder più importanti è il cliente e in generale la comunità, come li tutelate?
“I nostri prodotti si basano su una strettissima selezione delle materie prime, dei fornitori, dei processi. L’efficacia delle nostre soluzioni è d’altronde essenziale per guadagnare la fiducia della classe medica con cui ci rapportiamo. A salvaguardia dei nostri clienti abbiamo anche adottato degli astucci brevettati di tipo Tamper Evident che segnalano, anche per i non vedenti, l’integrità delle confezioni. Abbiamo voluto sulle stesse le indicazioni in Braille, anche per il QR code e testate per essere riconoscibili anche dai bambini ipo-vedenti. Abbiamo poi un rigoroso controllo dei prodotti gluten-free e milk-free, per celiaci e intolleranti al lattosio: su questi prodotti controlliamo anche delle analisi sui singoli lotti, prima della commercializzazione. Le certificazioni Kosher, Halal e Doping Free garantiscono il rispetto di tutte le previsioni per i consumatori dei nostri prodotti, compresa ovviamente la separazione delle preparazioni in fase di produzione. Naturalmente ci affidiamo ai nostri studi in vitro per la verifica dell’efficacia reale dei prodotti. L’ascolto, dei pazienti, dei medici e della comunità scientifica rimane comunque uno dei principi fondamentali del nostro operato e dello stimolo alla nostra crescita.
Quanto alle comunità, abbiamo promosso nel tempo diverse iniziative. Con il progetto #KIPxTE abbiamo sostenuto i pazienti in difficoltà con la donazione di interi cicli terapici ai medici specialistici, che ci hanno dato un riscontro positivo su questa iniziativa. In Togo abbiamo concluso un progetto con il quale, tramite una autotassazione libera tra i collaboratori, abbiamo distribuito materiale scolastico e consegnato un pozzo per il prelievo dell’acqua potabile. Abbiamo anche donato un ventilatore polmonare agli Ospedali di Catanzaro durante il primo lockdown”.
Come tratta la sua gente Kolinpharma? Come l’ha difesa durante il Covid? Ho letto del ricorso alla CIG da primavera a inizio luglio (senza licenziamenti), ma anche di 8.320 ore di formazione nel 2020 e del rafforzamento del welfare aziendale annunciato a fine 2020…
“Le nostre persone sono il nostro primo asset, siamo a 109 dipendenti, dei quali 88 informatori scientifici cui si aggiunge il personale per le funzioni amministrative interne. I nostri informatori medico-scientifici (IMS), che sono la nostra rete di vendita, ma anche di ascolto del territorio, sono tutti formati su materie mediche e scientifiche, dalla fisiopatologia clinica, alla biologia, alla farmacia e così via. Al background accademico aggiungiamo la formazione specifica interna essenziale per il ruolo che rivestono. Lo scorso anno, durante la sfida del Covid, che comunque ci ha permesso di rimanere operativi quasi con continuità grazie al codice Ateco della nostra impresa, i nostri IMS non hanno potuto incontrare i medici e la paralisi delle attività ci ha spinto al ricorso alla CIG per 6 ore al giorno per alcuni mesi, ma le altre due ore sono state dedicate a corsi di formazione e nuovi progetti, per cui abbiamo potuto preparare quel rilancio che ora confidiamo di vedere sul mercato. Abbiamo anche potenziato il Welfare aziendale e lo scorso Natale abbiamo donato ai collaboratori un buono da 250 euro spendibile sul portale Welsol in servizi sanitari, educativi o di intrattenimento. Offriamo alle nostre persone un progetto di lungo periodo e infatti la quasi totalità dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato”.
Con produzione e logistica in outsourcing immagino che la policy dei fornitori sia fondamentale: come selezionate e gestite la vostra supply chain?
“Contiamo oggi 18 fornitori italiani e 14 esteri, tutti rigorosamente selezionati con un processo di pre-auditing e verificati in seguito periodicamente. Chiediamo loro gli impegni prescritti dal Modello 231 e l’adesione al nostro Codice Etico e a quanto previsto dal disciplinare della ISO 22000. La stessa natura del nostro business e le certificazioni di prodotto richiedono un dialogo costante con la nostra supply chain: senza i nostri standard di qualità non sarebbero raggiungibili”.
Nonostante una produzione esternalizzata e quindi la presenza di attività essenzialmente amministrative, ho notato una certa attenzione per l’ambiente…
“Nel 2020 abbiamo tagliato del 40% a 29.376 unità le fotocopie in bianco e nero e del 65% quelle a colori (3,641). Abbiamo soprattutto ridotto da 3,5 milioni a 2 milioni gli imballi in carta o cartone, con un processo di ottimizzazione della logistica che ha ridotto notevolmente il nostro impatto ambientale. Abbiamo anche applicato gli standard FSC al nostro packaging e puntiamo ora alla certificazione ISO 14001. Tutte conferme del nostro impegno anche su questo fronte”.
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