Hera, la sostenibilità fa leva sulla creazione di valore condiviso

Risultati e obiettivi di una multiutility alle prese con la sfida del cambiamento climatico, della transizione energetica e dell’economia circolare



FTA Online News, Milano, 25 Nov 2021 - 11:00

Hera è una delle maggiori multiutility italiane con circa 7,5 miliardi di euro di fatturato, quasi 9.200 dipendenti, circa 20 mila azionisti, oltre 4,2 milioni di cittadini serviti tra Emilia Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Toscana, in oltre 300 comuni. Nel 2020 ha venduto 13,2 miliardi di metri cubi di gas, 12,8 TWh di energia elettrica, 285,9 milioni di metri cubi d’acqua. Ha raccolto più di 2 milioni di tonnellate di rifiuti e ne ha trattati 6,6 mln t. Fornisce servizi energetici, un servizio idrico integrato e servizi ambientali con una eccellenza nel campo della promozione dell’economia circolare.
Un patto di sindacato guidato dai comuni di Bologna, Modena, dal Consorzio CON.AMI, da Trieste e Udine controlla il 45,9% del capitale e il 60,5% dei diritti di voto della società che è parte dell’indice FTSE MIB di Piazza Affari. L’impiantistica, grazie alla quale il gruppo è primo in Italia per volumi di rifiuti trattati, conta 10 fra termovalorizzatori e termotrattamenti, 6 impianti di compostaggio, 5 fra digestori e impianti di stabilizzazione, 18 plant di stoccaggio e pretrattamento, 9 discariche, 9 impianti di selezione, 4 impianti di separazione, 16 impianti chimico-fisici, 5 inertizzatori e trattamento fanghi, cui aggiungere gli 8 di selezione, stoccaggio e trasformazione di Aliplast. Da più di 15 anni il Gruppo sviluppa una reportistica e una strategia avanzata di gestione delle istanze di sostenibilità.

A Filippo Bocchi, Direttore Valore Condiviso e Sostenibilità di Hera, chiediamo cosa significa sostenibilità per la società e quali sono le sfide con cui si confronta in questo ambito.

“Forniamo da sempre servizi pubblici locali essenziali per le persone, fattori abilitanti per il territorio e l’utenza, con importanti impatti ambientali. Nella difesa del nostro ruolo economico e dell’obiettivo di creazione di valore nel lungo termine per gli azionisti, i target di sostenibilità e di creazione di valore condiviso sono per Hera l’esplicitazione del valore che queste istanze devono avere nella società. Per questo abbiamo creato da tempo un sistema di reportistica di sostenibilità avanzata e programmatica, con degli obiettivi volontari che sono una garanzia per tutti gli stakeholder. Ad aprile la nostra assemblea ha approvato l’inserimento in Statuto del “concetto di purpose”: se la mission aziendale continua a riguardare la remunerazione degli azionisti nel lungo periodo, questa ora deve avvenire attraverso la creazione di valore condiviso.
In termini concreti, nel 2020 abbiamo raggiunto un MOL a valore condiviso del 37,4% sul totale e nel 2024 vogliamo raggiungere il 50% del totale. Abbiamo aggiornato l’anno scorso il framework CSV, cioè per la creazione di valore condiviso, basandolo su 3 capitoli: l’abilitazione di imprese e famiglie alla neutralità di carbonio (Net Zero), lo sviluppo rigenerativo dell’economia circolare e l’innovazione per la difesa del territorio e la sua resilienza.
Già oggi registriamo i primi effetti locali del cambiamento climatico e intendiamo attrezzare le nostre comunità per questo scenario”.

Come è organizzata la governance della sostenibilità di Hera?

“La Direzione Valore Condiviso e Sostenibilità segue in maniera trasversale la reportistica su queste tematiche e riporta direttamente all’amministratore delegato. Il suo ruolo è angolare in quanto definisce il sistema di balanced scorecard, ossia gli obiettivi bilanciati del management in 4 aree (sviluppo, qualità e responsabilità sociale d’impresa, integrazione organizzativa ed efficientamento). Significa che gestisce e monitora il sistema di remunerazione variabile dei manager, top manager compresi. Parliamo di circa 650-700 persone la cui remunerazione variabile dipende per il 35% dal raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, che comprendono, per esempio, l’incremento della popolazione femminile, le tematiche ambientali, il clima aziendale, la soddisfazione dei clienti. C’è poi il Comitato etico e di sostenibilità che presidia queste istanze. Il nostro consiglio di amministrazione conta 13 membri indipendenti, su un totale di 15 componenti e almeno 6 sono esperti in materia ESG”.

Hera

I dipendenti sono uno degli stakeholder più importanti di Hera: 9.191 di cui 9.011 a tempo indeterminato. Come avete difeso la vostra gente durante il Covid? Ho notato un calo delle ore di formazione pro capite da 28,6 a 26 ore, in realtà limitato dato il contesto pandemico: su cosa formate il personale? Quali sono le politiche di welfare del gruppo? Due incidenti mortali lo scorso anno hanno triplicato la durata media degli infortuni a 119,2 giorni. Quale attenzione riservate alla sicurezza del lavoro in Hera?

“Il Covid è stato certamente una sfida immane per il nostro gruppo, ma siamo riusciti ad affrontarla e superarla anche grazie ad alcune iniziative già avviate. Anche se quasi 3.300 dipendenti sono operai, per le altre figure professionali già due anni prima della pandemia ci eravamo rivolti a un’applicazione sistematica di smart e remote working, introducendo prima un giorno la settimana e quindi due di lavoro da remoto. Quando è arrivata la pandemia, le postazioni da casa erano già strutturate e abbiamo accelerato sulla formazione da remoto e on demand: è sempre più strategica per il nostro business. Ai corsi tradizionali su qualità, sicurezza e ambiente, sul management o sulla cultura d’impresa (da sempre un nostro focus), abbiamo sempre più spesso aggiunto una formazione sul digitale, sulle tecnologie e quindi sull’economia circolare e sulla transizione energetica. Ci sono corsi tecnici sempre più evoluti, i nostri operai si servono di tablet e smartphone per le loro attività e siamo convinti che digitale e ambiente saranno sempre più legati. Abbiamo un welfare aziendale che consente di convertire fino al 50% del premio annuo, il nostro sistema Hextra assegna una quota flessibile di 385 euro l’anno a dipendente da spendere come meglio crede scegliendo fra più servizi. Ci sono borse di studio, sostegni per le rette degli asili nido e l’anno scorso abbiamo attivato un’assicurazione Covid-19 per tutti i dipendenti. Ci sono anche tre fondi pensione e politiche di inclusione, oltre a varie iniziative solidali per le comunità. Sul fronte della sicurezza, che monitoriamo con attenzione da sempre, abbiamo individuato l’anno scorso 124 azioni correttive e attivato da tempo la Sistematic cause analysis technique che punta a un approccio preventivo delle possibili cause di incidente. Oltre a tutto questo sorvegliamo e analizziamo ogni due anni il clima in azienda e annualmente la soddisfazione dei nostri clienti per identificare ambiti di miglioramento”.

L’ambiente e il contrasto del cambiamento climatico sono uno dei vostri punti di attenzione strategica. Ho notato emissioni dirette scope 1 in calo a 986.200 t CO2 dalle 1.082 del 2019, scope 2 da 48.400 a 44.400 t, Scope 3 a 10,11 milioni di t CO2, in calo, con target a 7,14 milioni di tonnellate nel 2030 e a 8,97 mln nel 2024. L’indice di intensità di carbonio del Mol è sceso da 1.042 a 918 t CO2e/€mln nel 2020 e puntate a 780 nel 2024. La misura delle emissioni scope 3, che conteggiano - ad esempio - l’impronta carbonica del gas venduto, non è comune nel vostro settore e per i tre perimetri indicate obiettivi progressivi e ambiziosi. Come farete?

“Puntiamo a ridurre le emissioni complessive di CO2, Scope 3 compreso, del 15% entro il 2024 e del 37% entro il 2030 rispetto al 2019. Opereremo su più fronti, per esempio con la crescita di quella componente della nostra offerta che bilancia con i diritti di emissione l’impronta carbonica del gas venduto e promuovendo l’energia elettrica da fonti rinnovabili. Stiamo anche lavorando sui blend di gas con il nostro biometano o sperimentando soluzioni per produrre idrogeno. Accelereremo su riuso e recupero, sull’efficienza energetica, sull’educazione a un consumo a basso impatto. Dopo gli energy manager abbiamo identificato 20 circular waste manager diffusi nelle varie business unit, che si stanno occupando della promozione dell’economia circolare all’interno della nostra organizzazione. Promuoveremo le caldaie a condensazione, i termostati intelligenti, abbiamo messo a punto un diario dei consumi con il Politecnico di Milano che attraverso le logiche dell’economia comportamentale punta a incentivare le famiglie a un approccio razionale al consumo di energia elettrica, gas e acqua”.

Nel 2020 Hera ha prodotto energia elettrica netta per 1,15 TWh (-7,25% causa Covid), il 60,3% da termovalorizzatori (rifiuti) e il 32,7% da cogenerazione e turboespansione (metano). Se togliamo il 51% di rinnovabile attribuito agli inceneritori, la quota dei termovalorizzatori si dimezza al 30% del totale. Il fotovoltaico è a 1,9 MWh. Su 975,5 GWH di energia termica prodotti nel 2020 (-7%), il 54% viene da centrali termiche, il 16% da termovalorizzatori, il 24% da cogenerazione. Il mix energetico di generazione di Hera è dunque ancora a pesante impronta carbonica? Quali sono le vostre strategie per l’economia circolare?

“In realtà Hera non è una società con importanti volumi di produzione di energia e non ci saranno cambiamenti in futuro, se non su alcuni aspetti molto specifici. L’anno scorso abbiamo generato 1,15 TWh, ma ne abbiamo venduti 12,8 TWh: questo dimostra che la valorizzazione ad esempio di plastiche e rifiuti che non possono essere destinati a una vita seconda è una componente del nostro impulso all’economia circolare e produce elettricità e calore che restituiscono ancora valore alle comunità. Su questo fronte siamo tra le realtà più virtuose d’Europa.
Nel 2020 la Raccolta differenziata ha raggiunto il 65,3% e puntiamo nel 2024 al 75%. Il tasso di riciclo degli imballaggi nel 2020 era già del 73%, oltre il target UE al 2030. Il tasso di riciclo dei rifiuti urbani è stato pari al 55% nel 2020, oltre il target UE al 2025, ed è atteso in ulteriore crescita e puntiamo nel 2023 al 62%, oltre il target UE 2030. Abbiamo già numerose attività sul fronte del riciclo delle plastiche e sul PET, ma stiamo lavorando anche al recupero delle plastiche rigide, con un impianto ad hoc che sarà realizzato a Modena in virtù dell’accordo fra la nostra Aliplast e NextChem. A Bologna abbiamo realizzato un impianto di produzione di biometano che nel 2020 ne ha prodotti 7,8 milioni di metri cubi e nel 2024, anche grazie ad altri impianti, abbiamo un target di produzione di 15 milioni di metri cubi. Siamo da tempo membri della Fondazione Ellen MacArthur con cui promuoviamo le best practice dell’economia circolare e sicuramente questo ambito è al cuore della strategia della nostra proposta di valore. Nell’ambito del New Plastics Economy Global Commitment promosso dalla Fondazione abbiamo fissato tre obiettivi al 2025: aumentare del 30% la plastica raccolta nei nostri comuni, del 50% la plastica selezionata e riciclata dai nostri impianti e del 70% la plastica riciclata da Aliplast”.

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