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Immigrazione, l'UE adotta il "modello Albania" per accelerare i rimpatri

News Image (Teleborsa) - L'Europa adotta il "modello Albania" per i rimpatri degli immigrati irregolari. Il modello prevede un potenziamento dei centri per l'immigrazione in Paesi terzi ed una accelerazione delle procedure per il rimpatrio degli irregolari.

Un Piano su cui si è spesa molto la Premier italiana Giorgia Meloni e che consente di rilanciare i centri in Albania, bloccati dalle decisioni dei giudici e dai contrasti politici, che ne hanno congelato l'operatività. L'hub di Gjader in Albania, nell'idea iniziale, avrebbe dovuto accogliere circa 3.000 immigrati al mese, con un ricambio accelerato, per arrivare a 36.000 in un anno, ma dallo scorso mese di aprile sono transitate solo qualche centinaio di persone e la struttura opera perlopiù come Centro di permanenza per il rimpatri (Cpr). Ora, qualcosa potrà ambiare grazie al parere favorevole del Consiglio europeo sulla normativa per i rimpatri.

Nella giornata di ieri, il Consiglio europeo ha formulato la sua posizione su una legge europea volta ad accelerare e semplificare le procedure di rimpatrio dei migranti irregolari. Il regolamento prevede procedure unitarie per il rimpatrio, obblighi per chi non ha permesso di soggiorno e strumenti di cooperazione tra Stati membri e consente agli Stati dell'Unione di istituire centri di rimpatrio in paesi terzi (il cosiddetto modello Albania). L'accordo giunge a sei mesi dalla richiesta del Consiglio europeo del 26 giugno scorso di intensificare gli sforzi per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri.

"Sono lieto che abbiamo concordato un nuovo regolamento europeo sui rimpatri. Credo che il nuovo insieme di norme possa contribuire significativamente a migliorare i numeri dell'0immigrazioe", ha affermato Rasmus Stoklund, Ministro dell'Immigrazione e dell'Integrazione della Danimarca, dopo aver ricordato che "3 migranti su 4 senza regolare permesso di soggiorno continuano a permanere in UE nonostante la decisione di rimpatrio". "Per la prima volta, gli immigrati irregolari avranno degli obblighi. - ha proseguito - E gli Stati membri avranno a disposizione strumenti molto più ampi: ad esempio, sarà possibile trattenere gli irregolari per un periodo più lungo ed i divieti d'ingresso saranno più lunghi".

Obblighi per chi soggiorna illegalmente

Il regolamento sul rimpatrio imporrà obblighi rigorosi ai rimpatriati, in primo luogo quello di rispettare l'obbligo di lasciare il territorio dello Stato membro e di collaborare con le autorità. Altri obblighi includono rimanere a disposizione delle autorità, fornire loro un documento d'identità o di viaggio, fornire i propri dati biometrici e non opporsi fraudolentemente alla procedura di rimpatrio. Ci saranno anche conseguenze quando le persone a cui è stato intimato il rimpatrio non collaborano. Gli Stati membri possono decidere di rifiutare o ritirare eventuali indennità, rifiutare o revocare permessi di lavoro o imporre sanzioni penali che, secondo il Consiglio europeo, dovrebbero includere anche la reclusione.

Accordi sui centri per il rimpatrio

Il regolamento chiarisce che il "Paese di rimpatrio" può essere un Paese con cui esiste un accordo o un'intesa e stabilisce le condizioni per la creazione di tali accordi o intese. Ad esempio, accordi possono essere conclusi solo con un Paese terzo in cui siano rispettati gli standard internazionali in materia di diritti umani e i principi di diritto internazionale, incluso il principio di non respingimento. Il regolamento conterrà anche procedure per il rimpatrio, condizioni per il soggiorno nel Paese extra-UE ed eventuali conseguenze in caso di mancato rispetto dell'intesa. Tali centri di rimpatrio possono fungere sia da centri per il rimpatrio finale sia da centri di destinazione finale.

L'armonizzazione delle regole sui rimpatri

Il regolamento prevede poi misure speciali per le persone che presentano rischi per la sicurezza. Ad esempio, può essere loro imposto un divieto d'ingresso superiore ai canonici 10 anni o persino un divieto d'ingresso a tempo indeterminato. Gli Stati membri possono anche imporre la detenzione, inclusa la detenzione in carcere. Tale periodo di detenzione può anche essere più lungo di quanto normalmente previsto.
Il regolamento UE prevede anche il mutuo riconoscimento d un ordini di rimpatrio. Gli Stati membri dunque potranno riconoscere ed eseguire direttamente una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro nei confronti di una persona che deve lasciare il territorio europeo, senza dover avviare la procedura di emissione di una nuova decisione di rimpatrio.
Il regolamento introdurrà un provvedimento di rimpatrio europeo (ERO), un modulo su cui gli Stati membri dovranno inserire gli elementi chiave della decisione di rimpatrio. Gli Stati membri dovranno inserire l'ERO nel Sistema d'Informazione Schengen qe questo faciliterà il riconoscimento reciproco, poiché gli Stati membri avranno tutte le informazioni necessarie per conoscere la decisione di rimpatrio di un altro Stato membro.

(Teleborsa) 09-12-2025 09:15


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