
GAM: diversificazione, monitoraggio continuo e pianificazione per contenere l'incertezza - PAROLA AL MERCATO
di Carlo Benetti* (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 giu - I recenti eventi in Medio Oriente hanno fatto aumentare il nervosismo nei mercati: il prezzo del petrolio e' salito, le borse sono scese, le stime di crescita dei maggiori istituti economici internazionali potrebbero essere riviste ulteriormente al ribasso. La Banca Mondiale scrive che, nell'assunto di uno scenario immutato nei prossimi due anni, la crescita media globale dei primi sette anni del decennio sara' la piu' lenta di qualsiasi decennio dal 1960.
I governi fanno premio sulla sicurezza delle forniture e tendono a diminuire la dipendenza ma, in questo modo, si indeboliscono gli organismi internazionali. 'Sono diminuiti gli incentivi alla cooperazione ma sono aumentati i costi della non cooperazione' ha detto Christine Lagarde nel viaggio in Cina di pochi giorni fa. A farne le spese sono l'efficienza delle catene di fornitura e la crescita dell'economia mondiale. Nell'allargamento tra gli incentivi e i costi ricordato da Lagarde c'e' la posta in gioco, altissima, dell'immediato futuro.
Sono almeno due le grandezze da tenere d'occhio.
La prima e' il dollaro, insensibile al rialzo dei differenziali con il resto del mondo. Un rialzo dei rendimenti americani e' sempre stato motivo di rafforzamento del biglietto verde ma l'incertezza 'geoeconomica' sta cambiando radicalmente lo scenario, i timori per l'aumento del deficit federale si confondono con la diffidenza verso gli asset americani. Il consenso del mercato e' sulla persistenza di tale debolezza ma, se l'economia americana riservasse qualche sorpresa positiva, anche il dollaro potrebbe sorprendere.
L'altra grandezza da seguire con attenzione e' il Treasury, la domanda estera e' calata, il titolo decennale sembra aver perso il tradizionale status di 'safe haven', il porto sicuro in cui rifugiarsi quando c'e' tempesta. La reazione del decennale americano alle notizie dal Medio Oriente e' stata tiepida, la diminuzione del ruolo globale degli Stati Uniti costituisce evidentemente un incentivo a diminuire il sovrappeso negli asset americani.
Anche al netto delle tensioni globali, che ricordano la rilevanza acquisita dai rischi politici in un mondo sempre piu' instabile, gli indicatori economici mandano segnali contraddittori, le curve si irripidiscono mentre aumentano oro e cryptoasset, la disoccupazione e' bassa ma il mercato del lavoro mostra le prime crepe, l'inflazione resta una minaccia mentre si rivedono al ribasso le stime di crescita.
Soprattutto, preoccupano le dimensioni dei debiti pubblici e la loro sostenibilita'.
Lunedi' 16 giugno e' stato il Bloomsday, la giornata in cui si svolge l'Ulisse di James Joyce: c'e' una certa analogia tra lo scorrimento caotico dei pensieri di Leopold Bloom e l'assenza di una bussola nei mercati finanziari. L'economia globale si trova in una 'fase Bloomsday', intrappolata nelle contraddizioni di un lungo stato di attraversamento in cui le vecchie certezze non esistono piu' ma non se ne sono ancora consolidate di nuove, la memoria del passato non e' di nessun aiuto nella comprensione del presente, le molte novita' si stratificano in contraddizioni.
I mercati vagano senza una direzione chiara, i possibili esiti sono diversi e molteplici, il condizionamento degli eventi politici imprevedibile. L'incertezza non puo' essere eliminata ma l'investitore puo' contenerla e governarla attraverso diversificazione, monitoraggio continuo e pianificazione. Nei portafogli c'e' spazio per le obbligazioni a breve termine, sensibili all'azione delle banche centrali e al riparo dalle aspettative di lungo termine e dalla conseguente volatilita', c'e' spazio per le obbligazioni catastrofali, debolmente correlate ai tassi, per gli investimenti tematici, per le obbligazioni subordinate.
Il flusso di capitali al di fuori degli Stati Uniti riporta l'attenzione verso la Cina, la debolezza del dollaro e' di aiuto alle economie emergenti.
Attenzione pero', la riallocazione degli asset fuori dagli Stati Uniti non faccia perdere di vista le potenzialita' del mercato americano e del suo settore tecnologico.
E poi c'e' l'Europa, dove la Germania vuole riprendere il ruolo di leader della crescita. L'accordo programmatico del governo Merz e' composto da 146 pagine che, nella sostanza, raccontano la volonta' di tornare a crescere approfittando dei nuovi, ampi margini di manovra fiscale. Il pragmatismo degli investimenti pubblici fa premio sul dogmatismo dello 'Schuldenbremse', il freno all'indebitamento che limita il disavanzo strutturale allo 0,35% del PIL.
*Market Specialist di GAM.
Red-
(RADIOCOR) 22-06-25 13:19:22 (0221) 5 NNNN