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FRANKLIN TEMPLETON/Putnam Investments: nuova prospettiva su allocazione globale - PAROLA AL MERCATO

di Vivek Gandhi * (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 giu - 'La fine dell'eccezionalismo statunitense' e' una frase che riecheggia sempre piu' spesso negli ambienti finanziari, spesso citata per spiegare la recente sovraperformance dei mercati azionari internazionali. In effetti, nel 2025 la maggior parte dei mercati internazionali ha sovraperformato gli indici statunitensi in termini di dollari USA.

Al 30 aprile 2025, il benchmark europeo piu' ampio STOXX Europe 600 Index ha sovraperformato l'S&P 500 Index di oltre il 20%, con il benchmark europeo in crescita del 20% e l'S&P 500 pressoche' piatto. La Germania guida questo rally, con l'indice DAX in rialzo di oltre il 33%.1 Ma questo segna forse la fine dell' 'eccezionalismo statunitense'? Dipende da come lo definiamo. Se definiamo l'eccezionalismo statunitense come il dinamismo, l'imprenditoria e la cultura di assunzione del rischio che guidano l'innovazione e la commercializzazione, allora poco e' cambiato. Sebbene gli Stati Uniti debbano affrontare un clima di incertezza dovuto alla politica, i punti di forza fondamentali della loro economia rimangono intatti. Nel peggiore dei casi, riteniamo che abbiano subito una ferita superficiale, ma non un colpo mortale.

Tuttavia, questo non significa che i mercati internazionali non possano continuare a sovraperformare. Dal 2009 al 2024, dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009, i mercati statunitensi hanno sovraperformato quelli internazionali. Ma prima di allora, ci sono stati periodi prolungati - in particolare 1971-1982, 1982-1989 e 2000-2007 - in cui i mercati internazionali hanno primeggiato. Nel periodo 2000-2007, l'indice MSCI EAFE ha reso oltre il 90%, mentre l'S&P 500 ha reso solo il 14%.2 I mercati emergenti hanno ottenuto risultati persino migliori. All'epoca, i fattori chiave erano valutazioni di partenza interessanti, un dollaro debole, l'interesse per la diversificazione globale e un superciclo delle materie prime. Oggi si stanno ripresentando condizioni simili.

Le valutazioni dei titoli azionari internazionali sono interessanti sia rispetto al passato sia rispetto ai peer statunitensi. Al 30 aprile 2025, l'S&P 500 era scambiato a un multiplo di quasi 23x. Anche escludendo le big tech, le quotazioni sono pari a 20x, ben al di sopra del range storico ventennale di 14x-17x. Al contrario, lo STOXX Europe 600 scambia a circa 14x, in linea con la sua media di lungo periodo. In genere, i mercati europei sono scambiati con uno sconto rispetto a quelli statunitensi a causa di una crescita economica piu' lenta e di un onere normativo piu' elevato.

Tuttavia, lo sconto attuale e' piu' ampio rispetto ai livelli storici.

Anche le dinamiche di crescita si stanno spostando. Mentre la crescita degli Stati Uniti e' storicamente piu' forte grazie al miglior profilo demografico e alla maggiore produttivita', la recente performance e' stata alimentata da persistenti stimoli fiscali. Dal 2022, gli Stati Uniti hanno registrato deficit fiscali annuali superiori al 5% del prodotto interno lordo. Nello stesso periodo, la Germania ha mantenuto il proprio deficit al di sotto del 3% annuo. Sommato agli alti costi dell'energia in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, il settore industriale europeo, e in particolare quello tedesco, e' entrato in una fase di stagnazione. Fortunatamente, la situazione si sta invertendo.

Mentre gli Stati Uniti operano una stretta sulla spesa fiscale, la Germania la sta espandendo. Con il calo dei prezzi dell'energia, anche in assenza di un accordo formale di pace in Ucraina, la crescita europea e' destinata a migliorare, riducendo potenzialmente il divario con gli Stati Uniti. Storicamente, i mercati tendono a premiare i cambiamenti marginali e, in questo caso, il passaggio e' evidente: la crescita degli Stati Uniti sta rallentando mentre le prospettive europee si stanno rafforzando. Questo dovrebbe riflettersi nell'andamento relativo degli utili.

Anche le dinamiche valutarie favoriscono i mercati internazionali. Il dollaro USA appare tecnicamente debole e fondamentalmente sopravvalutato. Dal 2000 al 2007, la debolezza del dollaro ha contribuito a promuovere la sovraperformance internazionale. Ora potrebbe essere in atto una tendenza simile. Nel 2025 il dollaro si e' indebolito anche in periodi di avversione al rischio, in netto contrasto con il suo tradizionale ruolo di rifugio sicuro. Secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), il dollaro rimane sopravvalutato in termini di parita' di potere d'acquisto (PPA) rispetto a euro, sterlina e yen. Una persistente debolezza del dollaro favorirebbe i rendimenti denominati in dollari USA delle azioni internazionali.

Infine, potrebbe tornare in primo piano il concetto di diversificazione. Il premio Nobel Harry Markowitz defini' la diversificazione 'l'unico pasto gratis negli investimenti'.

Eppure, dopo 15 anni di predominio statunitense, i portafogli globali sovrappesano notevolmente i titoli statunitensi, che oggi rappresentano circa i due terzi della capitalizzazione di mercato globale. Una modesta riallocazione verso l'azionario internazionale potrebbe innescare significativi flussi di capitale, che a loro volta potrebbero alimentare la sovraperformance relativa e favorire ulteriori afflussi.

* Portfolio Manager di Putnam Investments, parte del gruppo Franklin Templeton "Il contenuto delle notizie e delle informazioni trasmesse con il titolo "Parola al mercato" non puo' in alcun caso essere considerato una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento ne' raccomandazioni personalizzate a qualsiasi forma di finanziamento. Le analisi contenute nelle notizie trasmesse nella specifica rubrica sono elaborate dalla societa' a cui appartiene il soggetto espressamente indicato come autore.

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(RADIOCOR) 22-06-25 14:50:42 (0276) 5 NNNN

 


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