
Cre'dit Mutuel am: il mercato obbligazionario Usa, verso una nuova crisi - PAROLA AL MERCATO
di Francois Rimeu * (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 giu - Per anni, se non decenni, il mondo finanziario si e' chiesto quale fosse il limite del debito pubblico statunitense. Finora questa domanda era puramente retorica, grazie all'inflazione molto bassa registrata nei Paesi sviluppati a partire dal 2008 e alla forte domanda di obbligazioni statunitensi da parte dei Paesi con avanzi di bilancio. La bassa inflazione ha portato a successivi cicli di allentamento monetario, che hanno a loro volta 'incoraggiato' diversi governi a essere fiscalmente lassisti. La situazione a cui stiamo assistendo negli Stati Uniti e' valida anche per altri Paesi, la Francia ne e' l'esempio principale. Storicamente, il debito pubblico aumenta durante le recessioni e diminuisce durante i periodi di crescita economica, ma questa relazione e' venuta meno intorno al 2010 con la mancanza di disciplina fiscale da parte dei governi. I Paesi sono stati fortunati perche', nonostante l'aumento dei deficit, non c'e' stato alcun impatto sui premi a termine, ovvero il rendimento aggiuntivo richiesto dagli investitori per compensare il rischio a lungo termine. Di conseguenza, i tassi di interesse a lungo termine sono rimasti a livelli molto ragionevoli, consentendo di mantenere sotto controllo l'onere del debito.
Oggi la sfida e' che non siamo piu' in un periodo di bassa inflazione e di allentamento quantitativo. Gli investitori hanno gradualmente iniziato a chiedersi se sono adeguatamente compensati per i rischi che stanno assumendo. Questo ha portato a un aumento dei premi a termine di circa il 2% tra la fine del 2019 e maggio di quest'anno. La conseguenza diretta di questo aumento e' l'irripidimento delle curve dei rendimenti, una tendenza osservata ormai da quasi 24 mesi.
Questa tendenza si e' esaurita? Probabilmente no. Negli Stati Uniti non c'e' ancora disciplina fiscale (pensiamo alla riforma fiscale attualmente in discussione) e alcuni investitori storici si stanno allontanando dal debito statunitense, spinti da motivazioni politiche (come nel caso della Cina) o perche' i mercati nazionali offrono rendimenti piu' interessanti (ad esempio, il Giappone).
E' possibile che si verifichi una crisi finanziaria? Tutto e' possibile e un'emissione di obbligazioni trentennali mal accolta (con un bid-to-cover molto basso) potrebbe scatenare un certo panico. Detto questo, e' importante considerare che il mercato statunitense e' molto piu' liquido di quello britannico, il che rende improbabile che i tassi d'interesse USA a lungo termine aumentino di oltre 200 punti base in un solo mese, come si e' visto accadere invece nel Regno Unito durante la crisi innescata dal bilancio 2022 fortemente espansivo di Lizz Truss. Tuttavia, l'aumento dei premi a termine e' innegabilmente una fonte potenziale di instabilita' del mercato ed e' improbabile che le soluzioni tradizionali per ridurre i deficit pubblici (aumenti delle tasse, tagli alla spesa, riforme strutturali a lungo termine) siano incoraggiate dal Presidente Donald Trump.
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Red-
(RADIOCOR) 22-06-25 14:10:26 (0246) 5 NNNN