
Aberdeen Investments: le azioni EM non si arrendono alla guerra commerciale di Trump - PAROLA AL MERCATO
di Alex Smith* (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 15 giu - Tra dazi, riorganizzazione delle catene di fornitura e tensioni geopolitiche, analizziamo l'inaspettata sovraperformance dei mercati emergenti e delle azioni asiatiche dopo il Liberation Day - e perche' riteniamo che questa asset class continui a rappresentare un'opportunita' d'investimento interessante.
I dazi di Trump scuotono i mercati globali, ma gli EM resistono L'annuncio dei dazi da parte del presidente Trump in occasione del Liberation Day ha innescato una nuova ondata di volatilita' sui mercati globali. Considerata l'intensa esposizione commerciale degli EM agli Stati Uniti, molti investitori temono un impatto negativo sui rendimenti asiatici ed emergenti. Storicamente, questi mercati sono piu' vulnerabili agli shock esterni, soprattutto in ambito export.
Inoltre, il tentativo degli Stati Uniti di rilocalizzare parte della propria industria manifatturiera potrebbe comportare una perdita di posti di lavoro nei mercati emergenti. Ma e' davvero il momento di gettare la spugna? Secondo noi, no. Le prospettive per i mercati emergenti restano solide. Ecco perche'.
Il dollaro si indebolisce, aumentando la vulnerabilita' finanziaria degli Stati Uniti In seguito all'annuncio dei dazi, azioni, obbligazioni e dollaro statunitense hanno registrato cali simultanei - una dinamica piu' comune nei mercati emergenti che in un'economia avanzata come quella americana. Non e' chiaro se la causa sia la dipendenza degli USA dai capitali esteri per finanziare il proprio doppio deficit o se a pesare siano gli eccessi politici, presenti in questa come in altre amministrazioni.
La riorganizzazione delle catene di fornitura non portera' subito la produzione negli USA La ristrutturazione delle catene di fornitura sara' un processo lungo e complesso. Tuttavia, questa maggiore complessita' potrebbe rivelarsi un vantaggio per quei paesi che gia' si distinguono nella produzione. Asia e mercati emergenti detengono una posizione di forza nella manifattura, che difficilmente potra' essere erosa nel breve periodo - e forse mai del tutto. Di conseguenza, e' probabile che gran parte della produzione globale resti concentrata proprio in questi mercati.
La Cina rimane centrale, nonostante le sfide La Cina possiede una solida base industriale ed e' leader in diversi settori strategici, tra cui energie rinnovabili, raffinazione delle terre rare e veicoli elettrici. Il paese vanta un ecosistema tecnologico competitivo e un ampio mercato interno. Inoltre, e' in grado - e ha la volonta' - di investire massicciamente all'estero, acquisendo influenza anche laddove gli Stati Uniti cercano di ridurre i legami commerciali. La dipendenza americana dalla Cina per numerosi beni e' tutt'altro che trascurabile: ad esempio, molti statunitensi potrebbero dover celebrare il 4 luglio senza fuochi d'artificio, dato che gli scaffali di Walmart potrebbero restare vuoti.
Le visite del presidente Xi Jinping in Vietnam e Malesia testimoniano la forte influenza della Cina all'interno dell'ASEAN e la sua capacita' di rafforzare i rapporti commerciali globali.
A livello interno, Pechino ha intensificato il sostegno politico attraverso misure a favore del commercio, interventi sul mercato azionario e allentamenti nel settore immobiliare.
Con 10.000 miliardi di dollari in depositi bancari privati, la Cina dispone di ampie riserve di risparmio da mobilitare.
Inoltre, la sua economia ha la capacita' di assorbire parte degli impatti negativi dei dazi. Aberdeen Global Macro Research prevede una crescita del PIL del 4,2% per quest'anno.
Conclusioni Le prime reazioni all'introduzione dei dazi da parte di Trump sono state improntate allo shock e all'incertezza. Tuttavia, superato il momento iniziale, il quadro di lungo termine appare piu' promettente. La riorganizzazione delle catene di fornitura richiedera' ingenti investimenti in conto capitale, molti dei quali continueranno a confluire verso l'Asia e i mercati emergenti. I mercati finanziari statunitensi sembrano destinati a essere una delle principali fonti di finanziamento di questa transizione. Questo processo richiedera' anni e investimenti considerevoli da parte degli Stati Uniti per tornare competitivi sul piano industriale - un obiettivo tutt'altro che scontato. La Cina, dal canto suo, e' una potenza economica gia' ben preparata, forte di una strategia in atto da almeno sette anni. Con il progressivo decoupling tra le due maggiori economie mondiali, i mercati emergenti hanno ora la possibilita' di posizionarsi al meglio per trarre vantaggio da questo nuovo scenario globale.
*Head of Equities Investment Specialists - Asia Pacific, Aberdeen Investments "Il contenuto delle notizie e delle informazioni trasmesse con il titolo "Parola al mercato" non puo' in alcun caso essere considerato una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento ne' raccomandazioni personalizzate a qualsiasi forma di finanziamento. Le analisi contenute nelle notizie trasmesse nella specifica rubrica sono elaborate dalla societa' a cui appartiene il soggetto espressamente indicato come autore.
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(RADIOCOR) 15-06-25 11:56:28 (0204) 5 NNNN
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