Ue: studia idea Draghi su allungamento debito Recovery Fund fino a 350 mld -2-
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 12 set - Sull'idea contenuta nel rapporto Draghi non ci sono commenti da parte della Commissione ed e' d'altra parte ovvio che si tratta di una prospettiva che viene intanto analizzata dal punto di vista tecnico e successivamente, se il nuovo esecutivo per ora non formato lo decidera', valutata sulla base di riflessioni sulle possibili soluzioni tecniche e delle valutazioni politiche dei governi. Non e' la sola idea che circola a proposito del programma Next Generation EU (o Recovery Fund), che finanzia i Pnrr. Un'altra e' l'estensione della scadenza di meta' 2026 entro la quale riforme e investimenti finanziati dai piani nazionali di ripresa e resilienza per permettere ai paesi in ritardo di concluderli e, quindi, di non perdere le risorse attribuite. Anche questo e' un argomento molto controverso perche' rimanda direttamente alla capacita' di tutti i governi di assicurare il rispetto degli impegni assunti a Bruxelles (cioe' tra loro stessi), quindi al grado di affidabilita' di ciascun Paese.
Il governo italiano si e' espresso attraverso varie voci a favore del rinvio. Anche su questo e' prematuro un confronto puntuale.
L'idea di Draghi fa parte di un articolato ragionamento sulle sfide finanziarie della Ue nel momento in cui deve sostenere ingenti spese per le transizioni verde, digitale e nel settore della Difesa (per rendersi relativamente autonomi in materia di sicurezza continentale).
Un accordo politico raggiunto tra i governi quattro anni fa prefigura che il ripagamento di interessi e capitale principale della componente prestiti di Next Generation EU sia finanziato da risorse proprie dell'Unione. Il rimborso avrebbe luogo in un orizzonte temporale di lungo periodo, fino al 2058 (i prestiti saranno rimborsati dagli Stati membri debitori mentre le sovvenzioni saranno rimborsate dal bilancio Ue). Se non ci sara' una decisione su nuove risorse proprie della Ue, dice Draghi, 'l'effettivo potere di spesa a livello europeo risulterebbe meccanicamente ritto dai ripagamenti degli interessi e del capitale principale'. Gli stati dovrebbero aumentare i propri contributi al bilancio Ue per mantenere gli attuali livelli di spesa o tagliare le spese che avrebbero dovuto essere effettuate nel quadro del prossimo bilancio dell'Unione. E' una prospettiva magra a fronte delle esigenze strategiche europee da finanziare con adeguato sforzo pubblico a livello Ue che faccia da volano all'investimento privato.
La questione del ripagamento del debito del Recovery Fund potrebbe rendere necessario un passo non previsto aggiungendo un tassello importante alla strategia fatta propria da Draghi di emissione sistematica di debito comune quale scelta non eliminabile dall'agenda politica Ue: 'Basandosi sul modello di Next Generation EU l'Unione europea dovrebbe continuare a emettere strumenti di debito comuni per finanziare progetti di investimento congiunti che aumenteranno la competitivita' e la sicurezza. Poiche' molti di questi progetti sono di natura a lungo termine, come il finanziamento di ricerca e sviluppo, appalti per la difesa, l'emissione comune dovrebbe nel tempo produrre un mercato piu' profondo e liquido per le obbligazioni Ue, consentendo a questo mercato di supportare progressivamente l'integrazione dei mercati dei capitali europei'.
Idee che non avranno strada facile come e' stato confermato dal no tedesco alla strategia del debito comune pronunciato dal ministro delle finanze Lindner subito dopo la presentazione del rapporto Draghi: 'Ci sono problemi democratici e fiscali, ogni singolo Paese deve continuare ad assumersi la responsabilita' dei propri conti pubblici. Il debito comune e' inutile, puntiamo sulla crescita'.
Antonio Pollio Salimbeni - Aps
(RADIOCOR) 12-09-24 14:50:02 (0426) 5 NNNN