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J.Lamarck: AI e capitale umano, un connubio inscindibile per la biofarmaceutica - PAROLA AL MERCATO

di Gianpaolo Nodari * (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 10 nov - La rivoluzione del secolo capace di infiltrarsi in maniera prepotente, veloce e capillare ha un nome che ormai e' entrato nel vocabolario quotidiano, 'intelligenza artificiale'. Non esiste settore che non sia stato raggiunto da questa innovazione e cio' e' ben riscontrabile anche nel panorama biofarmaceutico dove si sta espandendo con ramificazioni che coinvolgono ogni fase dello sviluppo dei farmaci, dando origine a importanti rivoluzioni in molti processi.

Nonostante l'intelligenza artificiale stia compiendo passi da gigante, la componente umana persiste come una componente indispensabile per esprimerne il vero potenziale. Seppur riconoscendone le immense qualita' e potenzialita', l'intelligenza artificiale non puo' considerarsi un factotum capace di surrogare l'essere umano. La dobbiamo semmai considerare uno strumento eccezionale e virtuoso, eclettico e futuristico, ma solamente con l'essere umano al timone la tecnologia puo' accelerare la creativita', vincere le sfide e rendere il settore piu' efficiente e veloce. L'intelligenza artificiale puo' certamente arricchirsi di una conoscenza enorme ma e', e restera' sempre, sprovvista di due elementi essenziali: la componente emotiva e l'autocoscienza.

Sarebbe, infatti, limitante ed errato presentare tout court un'idea o un proposito seguendo pedissequamente qualcosa che l'IA generativa ha eseguito. Per avere effetti positivi e sfruttare pienamente la vastita' delle opzioni offerte sono necessarie le nostre abilita'. Empatia, intelligenza emotiva e creativita' demarcano la linea di confine tra l'utilizzo dell'IA e la capacita' di utilizzo dell'IA da parte dell'individuo. Cio' che manca alle intelligenze artificiali e' tutto cio' che ci rende unici, per merito della genetica e dell'esperienza che viviamo, al contrario, l'algoritmo e' uguale per tutti. Le virtu' umane consentono di innovare in modi che le macchine non possono replicare.

La chiave per sfruttare questo immenso potenziale consiste nell'integrare l'intelligenza artificiale a quelli che sono i processi umani: dobbiamo unire il meglio della scoperta farmaceutica tradizionale a queste straordinarie tecnologie.

I sistemi di IA possono avere varie applicazioni all'interno del ciclo di vita del farmaco: data una molecola, e' possibile prevedere centinaia di reazioni chimiche in pochissimo tempo, fornire farmaci candidati che potrebbero avere proprieta' migliori rispetto a qualsiasi altra molecola oppure intuire con precisione quali pazienti risponderebbero meglio al trattamento e quali no, semplificando la selezione in fase di sperimentazione clinica, identificare quale parte dell'organismo sara' bersaglio di un farmaco e come aiutera' una determinata malattia. Anche nell'intero processo di ricerca grazie agli strumenti di intelligenza artificiale integrati si possono ridurre al minimo tempistiche e costi per portare una terapia sul mercato. Tuttavia, per raggiungere la sinergia perfetta sono necessarie persone che comprendano le sfumature del contesto normativo e dello sviluppo clinico, che esaminino il mercato potenziale, le esigenze dei pazienti, il modo in cui il farmaco viene somministrato o la concorrenza.

Le macchine possono imitarci ed aiutarci ma persiste una differenza sostanziale: l'intelligenza umana e' plasmata dall'evoluzione naturale e dall'interazione con un corpo, mentre l'IA si basa su algoritmi e strutture fisse. Per questo bisogna preservare la centralita' umana e non lasciare che sia lo strumento a usare noi.

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(RADIOCOR) 10-11-24 14:27:40 (0273) 5 NNNN

 


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