
AcomeA SGR: Fed, decisioni politica monetaria guardano a evoluzione economia - PAROLA AL MERCATO
di Martina Daga * (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 19 giu - Ora l'economia e' in una posizione solida, il mercato del lavoro e' bilanciato, non piu' fonte di inflazione. L'inflazione rimane 'somewhat elevated'. Probabilmente se guardasse solo i dati storici, la Fed avrebbe deciso di tagliare i tassi di riferimento al meeting di ieri, invece Powell ricorda che non e' questo che guida le decisioni di politica monetaria, ma piuttosto una valutazione di come l'economia potra' evolvere.
Alla luce di questo, la Fed ha deciso all'unanimita' di tenere i Fed Fund Rates fermi in un range tra 4,25% e 4,50%, per la quarta volta consecutiva quest'anno. Al centro della decisione della Fed c'e' la valutazione di come le tariffe alle importazioni potranno impattare l'economia e l'alto livello di incertezza attorno a questo. Nel comunicato stampa di maggio il comitato aveva dichiarato che l'incertezza era aumentata ulteriormente e che i rischi di disoccupazione piu' alta e di inflazione piu' elevata erano cresciuti, una frase che oggi e' stata eliminata. Nel comunicato stampa di ieri si legge che l'incertezza sulle prospettive economiche e' diminuita, tuttavia rimane elevata. Siamo dunque in un periodo in cui l'incertezza sull'outlook economico rimane particolarmente alta, anche se diminuita rispetto a maggio.
Dalla conferenza stampa emerge che la principale fonte di incertezza per la Fed rimane la politica commerciale. Non solo ad oggi non c'e' certezza sull'ammontare delle tariffe, sulla loro durata, ma nemmeno sul meccanismo di passaggio sull'economia (le tariffe verranno scaricate sui prezzi al consumo o assorbite dai margini aziendali?). La Fed vuole vedere dunque qualche dato prima di tagliare i tassi di riferimento (rimane un bias verso i tagli), e questo lo possono fare perche' l'economia e il mercato del lavoro sono in una buona condizione. Per ora le aspettative di inflazione di medio - lungo termine rimangono ancorate al target del 2%, invece sulle aspettative di piu' breve termine si vedono pressioni al rialzo e le tariffe ne sono la causa.
Powell ripete che se la Fed dovesse trovarsi di fronte a un conflitto nei suoi due mandati (stabilita' dei prezzi e massima occupazione), valutera' quanto sono lontani da ciascuno di essi e quanto tempo si stima sia necessario per rientrare.
L'alto livello di incertezza rende anche le proiezioni macroeconomiche particolarmente incerte, tuttavia quello che ci dicono le prime proiezioni post 'Liberation Day' e' che ci potrebbero essere pressioni al rialzo sull'inflazione e pressioni al ribasso sulla crescita economica che, tuttavia, dovrebbero rimanere contenute. Le proiezioni macroeconomiche rivedono rispetto a marzo al ribasso la crescita del Pil dal 1,7% al 1,4% nel 2025 e dal 1,8% al 1,6% nel 2026. Il tasso di disoccupazione e' stato rivisto al rialzo per i prossimi tre anni, anche se solo marginalmente (dal 4,4% al 4,5% nel 2025, dal 4,3% al 4,5% nel 2026 e dal 4,3% al 4,4% nel 2027).
Per quanto riguarda l'inflazione, invece, le stime sono state riviste al rialzo e puntano a una risalita dei prezzi al consumo entro la fine di questo anno, per poi ritornare velocemente verso il target. In altre parole, il caso base dei membri del FOMC e' che ci siano spinte inflazionistiche derivanti dalle tariffe alle importazioni. Powell durante la conferenza stampa ha detto che dai dati raccolti dalla Fed emerge che molte societa' si aspettano di riversare sui prezzi al consumo il costo delle tariffe, ma questo dovrebbe tradursi in un aggiustamento dei prezzi one - off.
Infine, i dots, ovvero le previsioni sul livello dei tassi di riferimento, alla luce di questo mantengono due tagli entro la fine di questo anno, ma riducono il numero di tagli per il prossimo (da 50bp a 25bp) e un altro taglio nel 2027. Da notare che anche per il 2025, nonostante la mediana rimanga ferma, la distribuzione delle proiezioni sui tassi si e' spostata verso l'alto, 7 partecipanti prevedono no tagli, contro i 4 partecipanti di marzo. Il bias verso tagli ai tassi di riferimento e' evidente anche nei dots: anche i 7 membri che hanno proiettato nessun taglio ai tassi per questo anno, si aspettano almeno un taglio il prossimo. Il tasso di lungo termine rimane al 3% stabile ormai da dicembre, dopo che durante il 2024 era stato sempre rivisto al rialzo.
Infine, durante il Q&A non manca la domanda che ci ricorda che Il mandato di Powell come Governatore della Fed scadra' fra meno di un anno, a maggio 2026.
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(RADIOCOR) 19-06-25 14:08:34 (0393) 5 NNNN