La disoccupazione

Un problema per economisti e politici



FTA Online News, Milano, 05 Apr 2007 - 10:52

La disoccupazione ha sempre costituito un problema per economisti e politici, a causa delle situazioni di malessere sociale che provoca.

Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra persone in cerca di lavoro e forza lavoro. La forza lavoro indica la parte di popolazione residente che si trova nelle condizioni di poter svolgere un'occupazione: sono quindi esclusi dalla forza lavoro coloro che per motivi di età o condizioni fisiche non hanno oggettivamente la possibilità di lavorare. Calcolando in questo modo il tasso di disoccupazione si ritiene di offrire un indicatore più significativo delle condizioni del mercato del lavoro: infatti se il tasso venisse calcolato rapportando tutti i disoccupati all'intera popolazione, verrebbero comprese nel numeratore del rapporto anche quelle persone senza occupazione ma che non cercano attivamente lavoro e quindi si creerebbe una sovrastima della disoccupazione. Al contrario lasciando al denominatore tutta la popolazione residente si avrebbe una sottostima, dato che neonati e ultraottantenni certamente non possono costituire una base cui rapportare i disoccupati.

La disoccupazione è strettamente legata all'andamento dell'economia: se il sistema produttivo lavora ad un ritmo inferiore a quello corrispondente al massimo potenzialmente raggiungibile è evidente che la forza lavoro necessaria per colmare il divario resta inutilizzata. Quanto più ampio è questo gap tanto più elevata sarà la disoccupazione: dato che il gap oscilla in base all'andamento dell'economia, che è ciclico, in questo caso si parla di disoccupazione ciclica. L'economista americano Arthur Okun negli anni '60 individuò una relazione empirica tra gap di produzione e tasso di disoccupazione: una riduzione del 2% del gap di produzione si traduce (o meglio si traduceva in quegli anni negli Usa) in una riduzione dell'1% della disoccupazione ciclica.

Ma quando l'economia si esprime al suo massimo potenziale la disoccupazione si azzera? La risposta è no, in quanto esistono altri due tipi di disoccupazione, quella frizionale (dovuta ai tempi "tecnici" di incontro tra lavoratori e aziende) e quella strutturale (è il caso di quella che interessa i lavoratori con scarsa qualifica). Il tasso di disoccupazione corrispondente al livello massimo possibile di produzione viene detto tasso naturale di disoccupazione, dato che disoccupazione frizionale e strutturale non sono eliminabili.

Appare chiaro che tra stato di salute dell'economia e disoccupazione esiste un rapporto molto stretto, e questo spiega l'estrema attenzione con cui gli analisti attendono, e quindi elaborano, i dati che le agenzie governative rilasciano con cadenza generalmente mensile. Ovviamente uno dei dati più attesi è quello riguardante la disoccupazione americana, che il Dipartimento del Lavoro rilascia generalmente il primo venerdì del mese successivo a quello della rilevazione. Oltre al tasso di disoccupazione viene pubblicato un altro indicatore: i nuovi occupati nei settori non agricoli.

Negli ultimi anni questo dato ha assunto una importanza maggiore rispetto a quello del tasso di disoccupazione, almeno per quanto riguarda le attese da parte dei mercati finanziari e le conseguenze sugli stessi.

Negli Usa viene pubblicato anche il dato ADP riguardante i nuovi posti di lavoro nel settore privato: questo ultimo esce il mercoledì precedente la pubblicazione delle cifre del Dipartimento del Lavoro, ed alcuni investitori lo utilizzano per prendere posizione in anticipo. Ricordiamo infine l'appuntamento settimanale (il giovedì alle 14.30) con le nuove richieste di sussidi di disoccupazione: questa rilevazione consente di "tastare" più frequentemente il polso alle condizioni del mercato del lavoro, anche se, proprio a causa della frequenza della pubblicazione, ha un seguito inferiore.


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