Politica Monetaria - Seconda Parte

Gli effetti dell'Immissione di Liquidità



FTA Online News, Milano, 10 Ott 2008 - 10:58

L’immissione di liquidità nel mercato ha effetti molto simili nel medio periodo a quelli di un taglio ai tassi d’interesse. La cosa che maggiormente distingue queste due manovre (che infatti spesso si accompagnano e soprattutto durante le crisi finanziarie come quella in corso) è la rapidità. La Bce – nel caso dell’Unione Europea - decide infatti soltanto una volta al mese un eventuale cambiamento del tasso di sconto ossia di quello che usualmente è chiamato il tassi d’interesse dell’Unione europea, quindi il tasso ufficiale con cui la Bce presta denaro alle banche.

A volte però può succedere che una crisi di liquidità si generi con eccessiva rapidità imponendo interventi tempestivi. Proprio in questi casi in genere una banca centrale immette liquidità immediatamente magari prestando denaro anche solo per una notte o per una settimana e magari prestandolo a tassi diversi e più bassi del tasso ufficiale di sconto: si tratta giusto di quei nuovi liquidi che servono all’ingranaggio per rimettersi a girare.

 

Ma qual è nel dettaglio il ruolo di una Banca Centrale e come fa a immettere liquidità nel sistema?

Per consentire un adeguato controllo dei prezzi, del deficit pubblico e delle principali variabili economiche da tempo gli stati si sono dotati di strumenti di intervento diretto nel sistema economico. Uno dei più importanti di questi organismi è la Banca Centrale alla quale vengono affidati compiti di primaria importanza come l’emissione della moneta, l’attuazione delle manovre di politica valutaria e l’emissione dei titoli del debito pubblico oltre che la gestione delle riserve auree dello Stato. La nascita delle banche centrali in Europa risale alla seconda metà del 1600 con la svedese Riksbank prima (1656) e della Banca d’Inghilterra poche decine di anni dopo.

Uno dei poteri più importati delegati dallo Stato a una banca centrale è quello che le deriva dall’attuazione delle manovre di politica monetaria. Tramite diversi strumenti la banca centrale di un Paese (per esempio la Banca d’Inghilterra o quella del Giappone) o di un aggregato politico affine che conduca una politica economica unitaria (per esempio la Banca Centrale Europea) può infatti regolare in vario modo il costo del denaro e verificare che la liquidità presente sul mercato sia adeguata alle esigenze di normale svolgimento degli scambi economici.

Le manovre di politica monetaria si distinguono principalmente in due gruppi: operazioni di mercato aperto e operazioni su iniziativa delle controparti.

Le operazioni di mercato aperto, in particolare, comprendono le operazioni di rifinanziamento principale. Si tratta di operazioni temporanee basate su una procedura d’asta standard che, nel caso della Banca Centrale Europea, sono effettuate tramite le singole banche centrali nazionali che svolgono un ruolo di raccolta degli ordini e di monitoraggio delle condizioni di liquidità. In genere queste "aste di denaro" possono svolgersi sia sottoforma di asta a tasso fisso che di asta a tasso variabile e hanno una frequenza settimanale e una scadenza bisettimanale. Con queste aste la Bce di fatto presta per denaro per due settimane alle banche che fanno a gara cercando di averlo al tasso d’interesse minore possibile. La frequenza settimanale indica che questo genere di aste si svolgono in media una volta a settimana.

Le aste a tasso fisso prevedono che la Bce stabilisca preventivamente il tasso d’interesse e la quantità di denaro offerta. Le aste a tasso variabile, invece, prevedono che la Bce imponga un tasso d’interesse minimo e, giunti gli ordini con importo desiderato e tasso d’interesse proposto, siano selezionati quelli con il tasso più elevato per primi e dunque quelli con i tassi via via più bassi in seguito.

Esistono in ogni caso anche operazioni di rifinanziamento a lungo termine con scadenza a 3 mesi e operazioni di regolazione puntuale (fine tuning) che non hanno scadenze standardizzate e spesso prevedono aste anche molto brevi che si concludono nel giro di un’ora.

Esistono infine operazioni strutturali che servono a modificare la posizione di liquidità del sistema economico che cade sotto l’influenza della banca centrale a livello di struttura stessa del sistema. Queste operazioni possono avere scadenza e frequenza variabile e possono essere sia temporanee che definitive e prevedere anche l’emissione di certificati di debito.

Tramite queste operazioni dunque una banca centrale regola i tassi d’interesse e la liquidità di un sistema. Con operazioni straordinarie come l’immissione diretta di liquidità o periodiche come la decisione ufficiale sui tassi di sconto dell’Unione. Si tratta in verità di cose solo apparentemente lontane dalla vita dell’uomo comune. Al riguardo basta pensare che sull’Euribor e sul suo corrispettivo britannico Libor si calcolano le rate dei mutui a tassi variabili proposti dalle banche ai cittadini. Gli effetti delle scelte della Bce sono però assai più ampi e influiscono anche sul costo del debito di un’azienda. Il costo del denaro in un determinato sistema economico regola inoltre il cambio fra la divisa di questo sistema e gli altri, condizionando, per esempio, il rapporto fra importazioni ed esportazioni. Si può quindi tranquillamente affermare che dalle scelte della Banca centrale europea dipende buona parte dell’equilibrio finanziario e quindi economico dell’Europa intera.


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