Investimenti sostenibili: un mercato da 23 trilioni

Le masse gestite secondo criteri di sostenibilità hanno toccato quota 23 mila miliardi di dollari a livello globale. E più della metà (52,6%) risultano allocate in Europa.



Forum per la Finanza Sostenibile , 11 Apr 2017 - 17:00

Valgono 23 mila miliardi di dollari le masse gestite a livello globale secondo strategie SRI, acronimo dall’inglese "Sustainable and Responsible Investment", o "Investimento Sostenibile e Responsabile". Una cifra che sta a indicare che ben il 26%, praticamente un quarto, del totale degli asset gestiti a livello professionale nel mondo è allocato in base a criteri di sostenibilità. È quanto emerge dalla Global Sustainable Investment Review 2016, [1] il rapporto biennale elaborato dalla Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), il network internazionale delle associazioni nazionali e regionali che promuovono gli investimenti sostenibili, come Eurosif in Europa e il Forum per la Finanza Sostenibile in Italia.

Il report, che copre il biennio 2014-2015, fotografa un mercato che a inizio 2016 registrava una decisa progressione rispetto alla precedente rilevazione, sia a livello globale (+25%), sia nelle singole regioni prese in esame [2] a eccezione dell’Europa, dove tuttavia il dato risulta influenzato dall’adozione di una definizione più ristretta di investimento sostenibile rispetto a quella del 2014. Un dato particolarmente significativo è quello che riguarda le dimensioni del mercato SRI in relazione al volume complessivo degli asset gestiti a livello professionale: in Europa, per esempio, questo rapporto supera il 50%. Come a dire che ogni 2 dollari investiti, almeno uno viene gestito secondo criteri di sostenibilità. In Australia e Nuova Zelanda la percentuale è appena più bassa, il 50%, in Canada è di quasi il 40%, mentre negli Stati Uniti supera di poco il 20%.

I tre mercati principali in termini di patrimonio gestito risultano, appunto, Europa (12.040 miliardi, oltre il 50% del totale), Stati Uniti (8.723 miliardi, pari al 38% del totale ) e Canada (1.086 miliardi), mentre in Giappone si è registrata la crescita più significativa. Il dato (+724%) risulta tuttavia influenzato dalla difficile comparazione con la situazione fotografata a fine 2014, caratterizzata da una minore disponibilità degli investitori istituzionali nel fornire dati al SIF - Sustainable Investment Forum, o "Forum per la Finanza Sostenibile" – locale rispetto a quest’ultima ricerca.

Per quanto riguarda le strategie d’investimento a livello globale, l’esclusione – ossia l’eliminazione esplicita di singoli emittenti o settori o Paesi dall’universo investibile, sulla base di determinati principi e valori – continua a rappresentare l’approccio più diffuso, con oltre 15 mila miliardi di asset. Segue l’integrazione dei criteri ESG, ovvero l’inclusione esplicita di fattori ambientali, sociali e di governance nell’analisi finanziaria tradizionale, il cui mercato vale più di 10 mila miliardi. Al terzo posto con oltre 8 mila miliardi si trova l’engagement, "un’attività che si sostanzia nel dialogo con l’impresa su questioni di sostenibilità e nell’esercizio dei diritti di voto connessi alla partecipazione al capitale azionario".[3] Lo spaccato regionale per masse gestite vede l’esclusione la strategia più importante in Europa, mentre negli Stati Uniti, Canada, Australia-Nuova Zelanda e Asia l’integrazione diretta dei criteri ESG  risulta l’approccio più comune. È invece l’engagement a dominare il contesto SRI giapponese.

L’impact investing – etichetta sotto cui ricadono gli investimenti in organizzazioni e fondi realizzati con l’intento di generare sia un ritorno finanziario, sia un impatto socio-ambientale misurabile– è la strategia che ha registrato il più elevato tasso di incremento, pari al 146% a livello globale e addirittura al 385% nel Vecchio Continente. I volumi delle masse, tuttavia, rimangono piuttosto modesti, sull’ordine dei 250 miliardi a livello mondiale e dei 107 miliardi in Europa.

Nella maggior parte delle regioni passate in esame gli investitori istituzionali continuano a dominare il mercato, anche se il report riscontra un crescente interesse da parte della clientela retail. Per quanto concerne, infine, la distribuzione degli investimenti nelle diverse asset class, lo studio rileva negli Stati Uniti e in Europa un significativo ridimensionamento dell’equity, sceso dal 50 al 33% sul totale delle masse SRI, e una netta progressione dell’obbligazionario, che risulta cresciuto dal 40 al 64%. Dato che, secondo gli esperti della GSIA, si spiega anche e soprattutto alla luce della crescente popolarità riscossa dallo strumento dei green bond.

Quest’istantanea scattata dalla GSIA dimostra dunque quanto la finanza sostenibile si stia affermando come una realtà sempre più in ascesa nel panorama economico-finanziario mondiale, grazie alla sua capacità di rispondere alle sfide economiche, sociali e ambientali imposte dall’attualità.

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[1] La Global Sustainable Investment Review 2016 è disponibile sul sito Internet ufficiale della GSIA.

[2] Le regioni oggetto di studio sono Europa, Stati Uniti, Canada, Asia, Giappone e Australia – Nuova Zelanda.

[3] Le definizioni qui citate di "Esclusione", "Integrazione ESG" ed "Engagement" sono state elaborate dal Forum per la Finanza Sostenibile e sono consultabili, insieme a quelle delle altre strategie SRI, sul sito web curato dal Forum "Investi Responsabilmente".

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