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COMUNICATO STAMPA

"Le potenzialità di crescita del numero

di società quotate in Borsa"

Uno studio di Borsa Italiana

Sono 1.200 le societa' italiane quotabili,

dei settori industria e servizi, quasi tutte di media e piccola dimensione

Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Lazio e Toscana

le regioni con potenziale più elevato

200 miliardi di euro la capitalizzazione

che potrebbero apportare al listino italiano

 

Negli ultimi anni il mercato borsistico italiano è stato interessato da una forte crescita in termini di capitalizzazione, volume degli scambi e numero di società quotate ed è riuscito a rappresentare in modo più adeguato la dimensione economica del Paese.

Quarto in Europa per capitalizzazione, la dimensione del nostro mercato è tuttavia, per numero di società quotate, ancora inferiore a quella dei principali mercati europei. A fine 2001 erano quotate in Italia 288 società domestiche, contro le 1.923 del Regno Unito, le 791 della Francia e le 749 della Germania.

E' partendo da questi numeri che Borsa Italiana ha tracciato una panoramica delle società quotabili in Italia per dimostrare come, sebbene il numero di società con caratteristiche dimensionali idonee alla quotazione sia inferiore a quello di Francia, Germania e Regno Unito e la propensione alla quotazione abbia storicamente espresso numeri inferiori nel confronto con i mercati azionari dei principali Paesi europei, nel nostro Paese ci siano notevoli margini per azioni e iniziative finalizzate alla crescita del listino.

Lo studio di Borsa Italiana evidenzia infatti come il bacino di società quotabili italiane sia ampio: le imprese non controllate da gruppi già quotati o da gruppi esteri che operano nei settori industriali e dei servizi non finanziari, idonee a una possibile quotazione (fatturato superiore a 50 milioni di euro, oltre 50 dipendenti e un margine operativo lordo positivo in almeno uno degli anni 1998, 1999 e 2000) sono 1.200, operano principalmente nell'industria (69,8% del totale), sono di piccole dimensioni (il 75,9% delle imprese fattura meno di 150 milioni di euro) e comprendono diversi casi di leadership all'interno dei distretti produttivi tipici del made in Italy (settori tessile, conciario, della ceramica, produzione di mobili, macchine industriali e gioielli).

Le regioni con un bacino di aziende quotabili più ricco sono Lombardia (389 società), Emilia Romagna (176), Piemonte (119), Veneto (181), Lazio (62) e Toscana (57).

La stima della capitalizzazione complessiva che queste società italiane apporterebbero al mercato quotandosi è nell'ordine di 200 miliardi di euro

.

La ripartizione del campione per capitalizzazione potenziale evidenzia l'esistenza di 35 società potenzialmente blue chips

(capitalizzazione superiore a 800 milioni di euro); le rimanenti società sono mid e small caps, di cui 780 con capitalizzazione potenziale inferiore a 100 milioni di euro.

Il contributo complessivo alla capitalizzazione di mercato che deriverebbe dalla quotazione delle società individuate nel campione vede un apporto rilevante proveniente dai settori dei beni di consumo non ciclici

(che include i settori alimentare, farmaceutico e l'health care) e dei servizi ciclici (vale a dire distribuzione, entertainment, media, trasporti e servizi di supporto) pari in entrambi i casi al 27,7%. Seguono i settori dei beni di consumo ciclici (che include automobili, prodotti per la casa e abbigliamento) e delle industrie di base con quote rispettivamente pari a 16,2% e 11,4%.

Scendendo nel dettaglio dei singoli settori, gli apporti più consistenti proverrebbero da quello dei prodotti per la casa e del tessile (15,0%, caratterizzato da un numero notevole di società di dimensioni medio-grandi, anche se una sola di dimensioni tali da rientrare nelle prime 10 posizioni della classifica) dalla farmaceutica e le biotecnologie (12,7%), dai trasporti (10,6%) e dall'alimentare (9,6%).

 

Clicca qui per scaricare lo studio (file pdf)

 

Milano, 12 dicembre 2002

 

 

 

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